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Augusta Control Center 240

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 Dopo un classico Hi-Fi  nostrano come il Perser SA 2050, ora è il momento di un’ altrettanto valido integrato : L’ Augusta Control Center 240.

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La ditta di Calliano (Trento)  ha saputo presentare nella metà degli anni ’70 una  gamma di amplificatori, sintonizzatori, registratori a compact cassette  e sistemi coordinati (Piatto-Radio-Amplificatore) tali da soddisfare il più ampio bacino di clienti possibile ad un prezzo ragionevole .

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Quanto descritto nelle prossime righe è “l’entry level” degli amplificatori in listino nel 1977 e possiede i requisiti richiesti ad una apparecchiatura Hi-Fi dell’epoca : Si tenga presente che parliamo di un’apparecchiature economica , che si proponeva come valida alternativa alle “solite” marche note.

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Caratteristiche:

 

Alimentazione : 220Volt AC 50hz – circa 180 Watt

Ingressi : 3 : Tape – Phono – Tuner

Potenza nominale : 20+20 watt su 8 ohm

Controlli : Bassi , Acuti , Bilanciamento , Volume , Contour (Loudness)

Filtri : 2 : Acuti (20khz)  —  Bassi (15Hz)

Uscite : 1 coppia di diffusori (connettore punto linea) + 1  uscita cuffia

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Costruzione :

 

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L’Augusta Audio Control Center 240 è costruito in lamierino di acciaio da 2mm , risulta solido e piacevolmente robusto. Sul frontale spiccano i controlli sulla base di un profilato plastico al cui interno fa capo un pannello di alluminio serigrafato. L’ insieme conferisce un aspetto gradevole e comunica una buona sensazione  di qualità al tutto. La nota “dolente” sono le manopole e i copri-pulsanti in plastica che stonano un pelo sul complesso.

 

Circuitazione e costruzione :

 

L’apparecchio è costruito con rigore inaspettato e utilizza schede modulari : Buona la componentistica impiegata e ottimo il pochissimo cablaggio volante.

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Una volta sfilato il coperchio superiore, si rimane piacevolmente sorpresi da un layout assai di buon grado.

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Ogni stadio di segnale fa riferimento (rispettivamente per il canale destro e sinistro) ad un certo numero di schede . La serigrafia suddivisa in blocchi ,aiuta  la ricerca guasti nell’apparecchio.

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Questa soluzione permette una facile manutenzione ,semplificando  il lavoro di chi ci deve metter mano . La scheda madre ospitata i condensatori di filtro ,i transistor finali più un certo numero di componenti passivi .

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Il trasformatore di alimentazione è dimensionato per le esigenze dell’apparecchio. Schermato da una gabbia in lamierino per non irradiare disturbi , dispone di una protezione tramite interruttore termico che interviene in caso di surriscaldamento!

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L’alimentazione dell’apparecchio è duale : Viene raddrizzata, dal ponte (4 A) , al quale fa seguito il banco di filtro costituito da due condensatori da 3300uf Ducati . Le alimentazioni delle schedine prendono tensione da qui mediante partitori resistivi.

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La coppia di transistor finali , in simmetria complementare, è saldamente avvitata (previo isolamento) a due distinti dissipatori di calore per canale.

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Una coppia di transistor rilevano la deriva termica variando la corrente di riposo dei finali al variare della temperatura .

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In prossimità delle alette  ,corrisponde una foratura sul circuito stampato per garantire il moto convettivo e promuovere “l’effetto camino”

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Una vista della scheda madre guardata dal lato piste….tanto per farsi un idea della qualità di questo prodotto….pur restando in canoni di economia!

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Cosa e dove riparare :

 

Comprato guasto per lo sfizio di riportarlo in “vita” aveva un paio di transistor di segnale interrotti sulla scheda driver dello stadio finale .

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La probabile causa nella defezione di questi due transistor è il cortocircuito sul condensatore di accoppiamento di quest’ultimi (EKT elettrolitico non polarizzato da 50uF) dovuto presumibilmente alla sua mediocre qualità .

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Questo fatto non ha coinvolto fortunatamente i finali!

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Il BC 337 è ancora facilmente reperibile , mentre il 2N5857 un pelo meno : Può essere vantaggioso sostituirlo con un più appropriato 2N2905 . Andrà sostituito ovviamente l’elettrolitico non polarizzato: il valore originale è fuori standard (50uF) ma può essere tranquillamente rimpiazzato con un odierno 47uF!

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Conviene verificare con un capacimetro anche la “salute” degli altri elettrolitici e nel caso procedere alla sostituzione se i valori fossero fuori tolleranza.

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Identico lavoro andrà eseguito sull’altra scheda! Nel resto dell’apparecchio , bisogna disossidare i connettori strip-line delle varie schede: Essi sono spesso causa  di malcontatti  e incertezze varie .

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La disossidazione dei  potenziometri , nonchè dei deviatori si deve eseguire solo se notate incertezze o fruscii nel loro utilizzo.

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Un fatto curioso : il tempo aveva venato anche l’involucro di molti condensatori al poliestere nonostante funzionassero regolarmente…

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Una operazione auspicabile, è sostituire i condensatori di filtro (Ducati ,da 3300uF) dato che normalmente li troverete in deriva, con qualcosa di più dimensionato ….4700 uF visto  20 Watt nominali erogati saranno più che sufficienti!

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Il mio esemplare monta due Elna da 8000uF solo perchè li avevo pronti in casa…sono certamente troppo dimensionati per le prestazioni in gioco.

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Un lavoro (più di estetica che  di effettivo miglioramento) può essere rivedere il cablaggio sul jack cuffia e sull’interruttore di alimentazione , seguendo magari un criterio più ordinato .

 


Pregi e difetti:

 

Pregi : Costruzione curata,completo di tutti i controlli che servono su un integrato hi-fi e non per ultimo ,accattivante sul lato estetico .Dotato di una ragionevole potenza e di un buon numero di ingressi.

Difetti : Mancanza di un sistema Anti-bump all’accensione , ingressi in standard DIN  a 5 poli e uscite “punto e linea”, manopole frontali di plastica verniciata color alluminio (vedi foto sotto).

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Conclusioni:

Il suono dell’Augusta Audio Control Center 240 , è tutto sommato equilibrato,con una prominenza ad enfatizzare leggermente la gamma media . Tuttavia a parte questo, il resto è convincente….I comandi di correzione tonalità (Bass-Treble e Contour)  agiscono bene senza essere “debordanti” come in molte realizzazioni dell’ epoca. La sensibilità degli ingressi è piuttosto alta rispetto ai canoni attuali, ma in linea con lo standard DIN .

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Può valere la pena possederlo ai giorni odierni: Per chi ama le amplificazioni “nostrane” è sicuramente una tappa anche per comprendere come una volta eravamo “bravi” a costruire oggetti economici con dignità!  I suoi 20w sono grossomodo sufficienti per un uso domestico a volumi sostenuti : Tuttavia in questa circostanza una oculata scelta nei diffusori da abbinargli permetterà i risultati migliori.

 

Alla prossima  …

Andrea “Moltisuoni”

 


NOTA BENE:

I TESTI e LE FOTO PRESENTI SUL SITO SONO PROPRIETA’ INTELLETTUALE RISERVATA … Ogni utilizzo a sproposito sarà perseguibile secondo legislatura vigente.

 


 

Link per saperne di più sull’argomento:

 

http://www.radiomuseum.org/r/augusta_audio_control_center_240.html

 


DISCLAIMER :

 

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica e viene aggiornato senza alcuna scadenza periodica . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001. Alcune immagini sono tratte da internet (ove dichiarato) : Se il loro uso violasse diritti d’autore, lo si comunichi all’autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione. L’autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. I commenti dei lettori, sono soggetti a moderazione.

Pioneer MA-62

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Ecco qui un simpatico mixer . Il Pioneer MA62 , per certi versi una novità vista la limitata diffusione all’epoca….

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Si tratta di un mixer in catalogo negli anni tra il 1976 e il 1979 e merita  un certo approfondimento.

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Pensato per poter accedere alla registrazione amatoriale di un certo livello, dispone di 6 ingressi mono indipendenti (2 micro/phono e 4 Mic / linea),che possono essere anche convertiti in 3 ingressi stereofonici (quindi : uno Phono e due di Linea)

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Se usato con ingressi indipendenti ,il mixer Pioneer MA-62 gestiva un fronte musicale. In modalità stereofonica , veniva comodo per missaggi in ambito di piccole discoteche o radio private.

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La qualità del mixer Pioneer MA-62 ,sul fronte meccanico ed elettronico, è medio alta . Pioneer dichiarava inoltre una uscita rms di 2,5 volt su carico 50 K ohm, in grado di pilotare direttamente un amplificatore finale.

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La dotazione viene completata da due controlli pan-pot ,e da filtri subsonici  con attenuatori di phono + linea micro , per evitare la saturazione… tutti i comandi sono realizzati con deviatori alps buona fattura.Curiosamente non è stato implementato alcun controllo di tono.

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Analisi circuitale:

 

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Il segnale applicato ad ogni ingresso entra in un buffer eseguito intorno a componenti discreti (Jfet) ,preposti alle funzioni di equalizzazione RIAA , filtro bassa basso/alto e amplificazione  ; I rispettivi “output” raggiungono i relativi Slider , i quali  cursori mediante partitore resistivo sommano i segnali da inviare all’ultimo stadio amplificatore . La sua uscita raggiunge direttamente gli rca di output . in questo punto l’amplificatore cuffia (TA7066) prende il segnale utile per essere amplificato e mandato al relativo jack.

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Il tutto viene alimentato per mezzo di una tensione singola regolata (27 volt).

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Una lampadina da 8 volt su secondario indipendente segnala l’accensione dell’unità. Degno di nota il trasformatore a calotte completamente schermato !

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Due le pecche a mio giudizio : 1) La mancanza di un circuito di pre-ascolto dei vari canali,(tanto c’è di vero che molti MA62 venivano modificati dai proprietari) . Anche il mio esemplare infatti presentava una modifica di questo genere. Per riportare il tutto alle condizioni di origine , ho tornito un tappo che copre il foro . 2) L’assenza dei  VU-Meter che dia l’idea dell’ampiezza nei segnali trattati.

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La costruzione è assai di buon grado : Il pannello di controllo annovera un pezzo di alluminio sagomato da ben 5mm di spessore , (serigrafato con inchiostro nero resistente) , imbullonato allo chassis di lamiera zincata . I fianchetti in legno sono rivestiti in una sorta di Tolex nero : Una robusta maniglia di alluminio facilita il trasporto dell’unità.


 

Considerazioni finali :

 

Le impressioni di utilizzo del Pioneer Ma-62 sono favorevoli,sebbene ci sia un minimo di difficoltà  dovuto alla mancanza di un preascolto ,e dalla assenza di un sistema di visualizzazione del livello audio . A a prescindere da ciò, sonicamente è fruibile al pari di tanti mixer di gamma medio-alta. Se vi capita di trovarne uno in buone condizioni  ,ne vale assolutamente la pena!

Alla prossima….un caro saluto!

Andrea “Moltisuoni”

 


 

NOTA BENE:

 

I TESTI e LE FOTO PRESENTI SUL SITO SONO PROPRIETA’ INTELLETTUALE RISERVATA … Ogni utilizzo a sproposito sarà perseguibile secondo legislatura vigente.

 


Link per maggiori informazioni e curiosità al riguardo:

 

http://www.djresource.eu/Topics/story/54/Pioneer-MA-62/

http://www.hifiengine.com/library/pioneer/ma-62.shtml


DISCLAIMER :

 

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica e viene aggiornato senza alcuna scadenza periodica . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001. Alcune immagini sono tratte da internet (ove dichiarato) : Se il loro uso violasse diritti d’autore, lo si comunichi all’autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione. L’autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. I commenti dei lettori, sono soggetti a moderazione.

 

 

Perser SA 2050

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Stavolta spolvero i fasti di una ditta italiana nata nei primi anni ’60 con l’obiettivo di produrre apparecchiature elettroacustiche destinate al mercato privato e professionale ad un prezzo competitivo. Il Perser SA2050 frutto del lavoro del sig, PERetti SERgio (da qui l’acronimo) era un buon integrato di fascia economica che tuttavia non perdeva le prerogative di un suono timbricamente onesto!

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Seguendo fedelmente i dettami dell’epoca,l’abbondanza di comandi unita alla loro razionale dislocazione lo rende accattivante sul piano estetico : Fanno capolino  a sinistra una coppia di VU-Meter radiali che in questa veste ricoprono curiosamente il ruolo di modulometri (valutano cioè la quantità di segnale applicato a livello del preamplificatore)

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Caratteristiche tecniche:

 

Modello: Perser SA 2050 , costruito a Vicenza (Italia) , circa 1977

Alimentazione: 125-220 volt 50/60Hz

Potenza in uscita RMS: 23+23 watt su 8-16 Ohm

Ingressi: 5 — Tape — Filodiffusione (AUX) — Tuner — Micro — Phono (DIN a 5 poli)

Uscite : 2 coppie di diffusori selezionabili (Punto e linea) più 1 cuffia (Jack 6.3mm)

Controlli di tono : Bassi – Medi – Acuti —- Loudness su 5 posizioni

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Costruzione e sintesi circuitale:

 

Privato del cabinet ligneo del Perser SA 2050, si accede comodamente  a tutte le parti elettriche dell’amplificatore e colpisce favorevolmente il layout delle varie sezioni.

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Il telaio dell’apparecchio è in lamiera zincata irrobustita da una coppia di traverse (in alluminio,una avente funzione di dissipatore per i transistor finali) . Su di esso vi è rivettato il trasformatore di alimentazione…quest’ultimo è del tipo normale . Avvolto con cura nel cartoccio , è giustamente dimensionato per le capacità di erogazione dell’amplificatore

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Ogni scheda opera una precisa funzione ,risulta facile quindi approntare eventuali riparazioni  senza avere fisicamente lo schema elettrico. Partendo da sinistra si nota : la scheda di alimentazione e la scheda relativa al Loudness variabile . Al centro : amplificatore finale e scheda per il controllo toni / pre di linea / vu-meter . A destra : La scheda Phono RIAA , la sezione filtri e i selettori di sorgente.

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Moltisuoni Perser SA2050-6

Moltisuoni perser SA2050-7

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Non vi è  uso di circuiti integrati :  Solo di transistor bipolari! Un elogio alla scheda Phono che fa uso di circuitazione separata per l’ingresso micro e quello per giradischi . Il preamplificatore di linea ha la peculiarità di avere il controllo di tonalità passivo (A favore del rapporto Segnale/Rumore). I due Vu-Meter hanno il ruolo di modulometri sul segnale applicato a questo stadio.  L’amplificatore fa uso di uno schema darlington sui transistor finali a simmetria complementare con limitazione della corrente al carico. Le capacità di filtro sono sufficienti per la potenza erogata(4000+4000 uF) . La componentistica utilizzata è in gran parte italiana (Facon,Unaohm,Femè,RCA italiana) eccezion fatta (Perlomeno nel mio esemplare) per alcune piccole capacità in poliestere recanti il marchio Wima ,comunque di qualità non eccelsa (Una cosa nella media)  allineata con la classe dell’apparecchio

 


Interventi,modifiche e riparazioni:

 

Il mio esemplare era  guasto : Nella realtà le uniche problematiche da me riscontrate erano le capacità che in molti casi erano finite in cortocircuito , dovuto alla mutua azione del tempo congiunta all’inattività di molti anni.

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Conseguentemente saltavano i fusibili di protezione ( E non solo loro…anche un diodo 1N4004 ha fatto il “botto” ) sulla scheda di alimentazione . Sostituendo le capacità in perdita e con l’occasione di un upgrade sul ponte con diodi più consoni il tutto ha iniziato a prender di nuovo vita.

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Non tutti i mali vengono per nuocere : Infatti con modesto impegno economico , oggi si comprano ottimi componenti che distano anni luce rispetto quanto vi era montato di origine!

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Una modifica  i cui benefici si riversano nella capacità dinamica dello stadio finale , è quella di portare i condensatori di filtro dai 4000 uF originali , ad almeno 6800uF (Nel mio esemplare sono da 10000uF) e conseguentemente sostituire i quattro diodi 1N4004 con altrettanti diodi 1N5402 per adeguarsi alle nuove capacità . Già che ci siete sostituite  i diodi dello stadio di alimentazione per il preamplificatore con un ponte da 1,5 A  ; I valori  indicati andranno più che bene per le prestazioni in gioco :  Ho montato personalmente qualcosa di più dimensionato perché  possedevo già questi componenti , e non mi andava di acquistarne altri! Ad ogni modo ,nel mio caso , risultano oltre quanto  serve all’ apparecchio.

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Un’altro salto di qualità interessante consiste nella sostituzione delle capacità di equalizzazione attorno lo stadio Phono , con qualcosa di meglio qualitativamente parlando.

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Oltre non mi spingerei , il gioco non varrebbe più la candela !  Già queste piccole modifiche permettono di avere benefici sonici ad un costo contenuto . Sul profilo sicurezza conviene sostituire il cavo di alimentazione con un cavo da 3 x 0,75 mmq avendo cura di collegare la presa di terra allo chassis dell’apparecchio . Se vi capita un Perser SA 2050  dismesso da tempo, vi sconsiglio di collegarlo alla rete : conviene fare prima un esame visivo dove probabilmente avrete la -certezza-  di dover sostituire (Quasi) tutti gli elettrolitici a bordo…La -Facon- è nota per la sua scarsa longevità!

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Difficilmente avrete noie con i transistor finali  grazie alla circuitazione non esasperata avente punti di lavoro ampiamente entro margini sicuri. Tutti i componenti di questo amplificatore sono ad oggi rintracciabili con costi minimi e sostituibili con equivalenti senza patemi d’animo. Preventivate la de-ossidazione dei potenziometri e annessi selettori : Avranno sofferto l’inattività nel 90% dei casi.

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Per le lampadine dei Vu-Meter nel caso siano bruciate : Sono una coppia di bulbetti tuttovetro T5 da 12 volt e 1,2 watt di potenza. Quelle che si usavano nei quadri delle automobili qualche tempo fa .

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Come suona e come va…..

 

Acusticamente Il Perser SA 2050 è abbastanza neutro e brillante: E’ preferibile accoppiarlo a diffusori non troppo impegnativi . Lo stadio Phono riproduce i vinili con la giusta “corposità” unita ad un immagine tutto sommato corretta . In secondo piano e  meno soddisfacenti invece , i vari controlli di tono sia sottoforma di Loudness  per via del loro energico intervento . Gli ingressi di linea sono più sensibili rispetto agli canoni attuali essendo a norme DIN , pertanto collegando un cd player , ci si ritrova ad avere il massimo della potenza disponibile con solo 1/4 di corsa nella manopola del volume . La potenza in gioco è comunque sufficiente per sonorizzare a livello sostenuto una sala di ascolto avente dimensioni medio-grandi .

 

E qui Concludo !

 

Un caro saluto  … Andrea “Moltisuoni”.


 

NOTA BENE:

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Link per saperne di più sull’argomento :

 

http://www.guanciarossa.it/ieri/index.php?option=com_content&view=article&catid=44%3Ahi-fi-italia&id=179%3Ahi-fi-italia-perser&Itemid=89:


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Moltisuoni-Pausa settembrina

MOLTISUONI …….. E’ ……. IN PAUSA ESTIVA !!!!!

moltisuoni nixie gif

 

 

 

In attesa del fresco e verso il finire delle (Mie,purtroppo!) ferie ……… vi rimando ai prossimi articoli !!!!!

Le future recensioni sul sito moltisuoni riguarderanno una buona parte di produzione Pioneer (Hi-Fi e pure una bella carrellata di Hi-Fi Car) degli anni d’oro 1975-1983, alcuni diffusori della produzione europea (Heco,Visonik,Teleton) sempre del periodo sopracitato,alcuni stereo portatili ( detti anche boombox o ghettoblaster) e altre elettroniche degne di interesse…..oltre che vari aggiornamenti agli articoli già esistenti.

Qui sotto vedete una piccola anteprima….Un ghiotto Mixer Pioneer MA 62A …apparecchio per uso professionale con strizzatina d’occhio alle prestazioni Hi-Fi…

moltisuoni-mixer pioneer MA62A

Pertanto il mio consiglio,se vi và, è quello di farvi un giro sul sito dalla terza settimana di settembre 2013…..ci saranno cose interessanti !!!!

Un caloroso saluto

Andrea Moltisuoni

Vi rammento il mio account eBay dove a volte vengono messi in vendita parte degli apparecchi in mio possesso: http://myworld.ebay.it/sampeiekanai

 

NOTA BENE:

I TESTI SONO DI LIBERO UTILIZZO SU SITI DI TERZE PARTI ,PREVIO LA CONDIZIONE DI CITARNE LA FONTE DA CUI AVETE ATTINTO LE INFORMAZIONI

 

 

Fonorivelatori MM-MC

Moltisuoni testine giradischi -2

Introduzione:

 

Fonorivelatori MM-MC : (Ovvero: Moving Magnet – Magnete Mobile / Moving Coil – Bobina Mobile)  … Tutti sanno che la differenza consiste nel metodo in cui il movimento meccanico viene translato in segnale elettrico…Non voglio quindi aggiungere altra “acqua calda” a quella già inventata e di pagine su come suonano o quali siano le migliori v’è ne sono a centinaia sul web..La mia intenzione è quindi dare solo un piccolo contributo fotografico a quello che sono i due metodi principali di riproduzione fonografica (in realtà ci sarebbe anche un terzo metodo che fa uso di un cristallo piezoelettrico,ma date le sue scarse qualità ,riservate in genere a fonovalige e affini,ne trascuro qui la discussione). Ah….D’ora in avanti,anche per comodità di scrittura le chiamerò “testine”

Moltisuoni testine giradischi -1

Il motivo che mi spinge in questo piccolo articolo è l’aver tra le mani due testine che rendono bene visivamente l’idea di cosa significhi MM-MC….Si tratta di due fonorivelatori dei primi anni ’80 :

Moltisuoni testina ADC QLM II - 1

La prima,qui sopra su shell Thorens , è una MM , costruita dalla americana ADC : modello QLM II

Moltisuoni testina Pioneer MC 5 - 1

La seconda , su shell proprietario Pioneer, è una MC , costruita sempre dalla Nipponica Pioneer : Modello MC5 (sottolineo come l’avanguardia ingegneristica Pioneer aveva reso possibile anche nelle MC la sostituzione del gruppo stilo in caso di usura , caso raro in questo genere di testine) In pratica e detta alla veloce (per chi fosse a digiuno sull’argomento) , la puntina vibra coerentemente con i solchi presenti sul vinile quando è in riproduzione … Questa vibrazione , trasmessa dallo stilo deve essere convertita in un segnale elettrico da amplificare e pertanto entrano in gioco i due metodi principali : Nel caso dell MM raggiungerà un magnete ( o ,in taluni fonorivelatori,una coppia di magneti)

Moltisuoni testina ADC QLM II - 3

Moltisuoni ADC QLM II - 4

…oppure una coppia di minuscoli avvolgimenti nel caso delle MC

Moltisuoni fonorivelatori MM-MC Pioneer MC5- 2

Moltisuoni fonorivelatori MM-MC Pioneer MC5 - 3

Per funzionare , entrambe le testine necessitano sempre e comunque di un magnete permanente ( in genere si sceglie il neodimio , grazie alla sua densità di flusso) : Nel caso delle MM è solidale stilo (mentre gli avvolgimenti sono nella struttura del fonorivelatore) . Nel caso dell MC il magnete è incorporato con la struttura del fonorivelatore (e quindi inversamente ,gli avvolgimenti sono solidali allo stilo) .. in ogni caso , MM e MC si rifanno al modello fisico del generatore a magneti permanenti . Le tensioni in uscita (come immaginabile) solo molto basse ,nell’ordine dei milliVolt , pertanto necessitano entrambe di pre-amplificazione e debita equalizzazione (oggi lo standard universale è quello RIAA) da parte della catena a cui vengono connesse…Altra parentesi…nel caso delle MC è necessario quasi sempre un ulteriore amplificazione rispetto alle MM , pertanto si è soliti intraporre appositi trasformatori di step-up (perchè ottimi sotto il profilo segnale/rumore,ma costosi) , prima di entrare in un ingresso Phono … questo passaggio è necessario solo in quegli apparecchi che non dispongono della scelta fonorivelatore (generalmente una manopola sul frontale oppure se nel posteriore, un pulsante) . Questo comando oltre ad innalzare la sensibilità dello stadio phono , permette anche una corretta interfaccia capacitiva-resistiva … Sotto vi riporto un esempio di tale comando presente su un Luxman L-510 (foto da archivio internet)

moltisuoni Luxman L510

 

PRO E CONTRO (fino a pochi anni fà….)

 

Fonorivelatori MM : Economicità di acquisto , ha uscita elevata (nell’ordine dei 4 mV) che la rende sorda ad eventuali spurie e disturbi esterni,sostituzione economica dello stilo in caso di usura ,buona risposta in frequenza e separazione dei canali.

Fonorivelatori MC : Generalmente più costosa , suscettibile ad essere inficiata da disturbi esterni di natura elettromagnetica , con minor uscita utile (intorno ad 1 mV)  e molte volte con impossibilità di sostituzione stilo (oggi esistono però ditte che ri-stilano i fonorivelatori meritevoli qualitativamente,ma i costi sono molto elevati ) ,ha però dalla sua parte una maggiore fedeltà e separazione dei canali dovuta sostanzialmente ad una minor inerzia di movimento

Parlando al presente si può dire che esse oggi grossomodo si equivalgano. Le MM sono cresciute (grazie anche a tecniche e materiali migliori) come qualità sonica raggiungendo le MC. Quest’ultime in alcuni casi (Un esempio ad un prezzo ragionevole ne è la Denon DL 110) hanno tensioni di uscita quasi simili alle MM , non prevedono quindi l’uso di  Step-up o amplificatori con ingresso Phono dedicato MM-MC…pertanto la scelta ricade in definitiva su punti di vista e di ascolto che fanno preferire l’una rispetto all’altra .

 

Un caro saluto

 

Andrea Moltisuoni

 


NOTA BENE:

I TESTI e LE FOTO PRESENTI SUL SITO SONO PROPRIETA’ INTELLETTUALE RISERVATA … Ogni utilizzo a sproposito sarà perseguibile secondo legislatura vigente.

 


 

Per saperne di più sull’argomento :

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Testina_fonografica

 


DISCLAIMER :

 

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