Hirtel 2020

hirtel 2020A - moltisuoni

Il piccolo Hirtel 2020 ha fatto conoscere l’azienda di Torino al grande pubblico, sfoderando prestazioni e timbro da apparecchio di rango. Pur non essendo un nome altisonante come Galactron ,Cabre o Steg,  più di una volta si è ritagliato uno spazio sulle varie riviste di settore, guadagnando lusinghiere recensioni!

Del resto le prerogative circuitali  lo ponevano una spanna abbondante sopra i suoi concorrenti nazionali dell’epoca.

Per essere un “entry level” , è a tutto tondo un prodotto ad alta fedeltà ,con una notevole versatilità , unita ad una costruzione di buon livello….

 


Hirtel 2020A …. Costruito per il piacere del sentire!

 

Se si ha la fortuna di “scoperchiare” un Hirtel 2020 , si rimane a guardarlo con piacevole stupore. Perchè nella sua semplicità era annidato il buonsenso di una sana progettazione!

Frutto della passione del suo progettista ( il Sig. Lo Martire) , ha un’ottima ingegnerizzazione volta alla qualità :  La costruzione è a schede indipendenti modulari, tutte cablate  rigorosamente a mano

Lo stadio finale è saldamente vincolato allo chassis in lamiera . Prego notare i finali in contenitore TO3 . Il trasformatore è ben dimensionato in rapporto all’esigua potenza erogata.

Il cablaggio è abbondante ,ma ordinato : Il pannello frontale annovera ,come in altre realizzazioni di pregio del made in italy, un profilato di alluminio lavorato unito ad un controtelaietto a cui è saldamente avvitato mediante piccoli grani filettati M3.

Questo mio esemplare proviene dal web ( Subito.it ), ed è funzionante benchè con alcuni fruscii ed incertezze dovuti ai molti anni di fermo!

Qualche noia l’ho incontrata anche nei selettori a levetta : Non sono di qualità eccelsa , ed è stato necessario smontarli dalla scheda per essere accuratamente disossidati.

Eccezion fatta di questa parentesi ,ho sostituito per una questione di tranquillità , le capacità elettrolitiche sul segnale per aver la certezza di non dover rimetterci le mani una seconda volta…

Gli unici che hanno accusato la fatica  degli anni erano i due elettrolitici di filtro (2500uF per ramo) della italiana Farad , i quali lasciavano passare una certa quantità di ronzio , udibile per altro in altoparlante a volume zero!

Pur avendo potenze in gioco non particolarmente elevate (20 Watt nominali) ho rivisto sia il raddrizzatore ,quanto gli elettrolitici di filtro (10.000uF che sono fin oltre quanto serve).

La sostituzione dei 4 diodi 1N4002 con un ponte da 5A sarà garanzia di buone performances soprattutto se si utilizzano 4 diffusori contemporaneamente

Rintracciare condensatori orizzontali,di una certa capacità, oggi è sempre più difficile,dunque  bisognerà approntare una piccola modifica (reversibile) sulla scheda originale.

Si può anche pensare di trasferire l’alimentatore della sezione preamplificatore ,su tale scheda,essendo predisposta ( pi-greco capacitivo con a monte un diodo) ; Cosi facendo si allontana la tensione alternata del secondario dalle schede di segnale.

Altra grana da affrontare riguarda gli rca di ingresso :

Essendo saldati direttamente alla scheda phono ,rimangono assai fragili nelle operazioni di manovra , infatti erano quasi tutti dissaldati con le piste del circuito stampato sollevate . Tempo indietro qualcuno aveva già dovuto intervenire nel tentativo di “metterci una pezza” se guardate bene!

Per risolvere il problema brillantemente ,non c’è altra soluzione se non quella di creare una schedina in vetronite che fa da tramite con la scheda phono originale,sovrapponendosi a quest’ultima

Questa soluzione  approfitta di una maggiore solidità dovuta a scelte meccaniche differenti…

Il difetto degli RCA fragili  affligge solo le prime serie degli Hirtel “Point Three” : Per quanto ne sò , gli esemplari costruiti verso la fine degli anni ’70 adottavano un diverso sistema, superando questa pecca di gioventù. Le masse di segnale comunque vanno pedissequamente rispettate per non incappare in ronzii e rumori di sottofondo!

Particolare attenzione va posta anche nella dissaldatura  e successiva risaldatura del flat cable ,che porta il segnale di ingresso al commutatore sorgenti.

Come tutti i circuiti stampati flessibili con qualche anno di vita , va manovrato il meno possibile e saldato a temperature non troppo elevate….il non prestare questa attenzione porta inesorabilmente all’interruzione del medesimo!

Se si ha voglia,  è possibile “rivedere” alcuni altri piccoli particolari : Il layout cavi sull’interruttore di accensione e alcuni punti del cablaggio, come il connettore din per il registratore.  La componentistica  passiva è allineata alla qualità del prodotto,tuttavia nessuno vieta di fare un passaggio a qualcosa di maggior pregio !

Sconsiglio tuttavia la sostituzione dei finali, perchè a detta del costruttore sono frutto di precise scelte in base alla resa acustica finale (andate a leggervi sul “museo virtuale” la motivazione 🙂 )

Sul piano estetico i pannelli laterali si possono  sostituire in base al gusto personale (o in accordo all’arredamento dove andrà inserito l’Hirtel 2020A) . I miei attuali  sono rifatti in noce massello , leggermente più spessi per beneficiare di una maggiore solidità dell’insieme.

l’Hirtel 2020A non appoggia su piedini, ma divide il suo peso con la superficie dei fianchetti lignei….utile è comunque dotarli di 4 piedini autoadesivi in silicone .

Il coperchio superiore è trattenuto unicamente dalla fresatura che compare nei fianchi : E’ d’obbligo ricrearla nei nuovi pannelli con una profondità di 3mm.

Se fatta bene trattiene stabilmente il pannello superiore senza dover fare altro…

Tenete comunque sempre da parte i suoi originali , in caso di vendita contribuiranno a spuntare una buona valutazione !!!!

E’ caldeggiato sostituire il cavo di alimentazione con uno  provvisto di conduttore di terra

La piazzola “ad hoc” dove collegare il terminale di terra è in corrispondenza delle prese outlet ( presente in origine per collegare a massa lo schermo degli avvolgimenti nel trasformatore).

 


 

Come suona e come va l’Hirtel 2020A ?

 

C’è poco da dire: E’ un apparecchio di classe nella sua economia!  I controlli di tono sono corretti nel loro intervento attenuando o enfatizzando il segnale nei canonici 10dB . La possibilità di variare il loudness, unito al controllo ambientale permette precise regolazioni in base al programma musicale e non per ultimo ai propri gusti acustici!

Lo stadio finale possiede una polarizzazione ritardata nei transistor di potenza, quindi all’accensione non si ode alcun “bump” sugli altoparlanti.

Gli ingressi hanno una sensibilità allineata alle sorgenti odierne .  La dotazione di ingressi è buona ,(tuner , phono mm, aux + tape loop)

Ricca è la dotazione di uscite nel 2020A . Tra cui spicca la caratteristica di poter collegare due coppie di casse e la possibilità di separare  pre e finale!

I 20 watt sono sufficienti per il bisogno quotidiano e garantiscono il pilotaggio di quasi tutti i diffusori conservando un buon margine dinamico anche a volumi sostenuti.

Se vi volete fare un’idea  di questa -vulcanica- azienda Torinese , visitate il “museo virtuale Hirtel” (di cui link a fondo articolo) e dedicategli 10 minuti , ne vale assolutamente la pena per capire chi e cosa eravamo!

 

Un caro saluto!

 

Andrea “moltisuoni

 


 

NOTA BENE:

I TESTI e LE FOTO PRESENTI SUL SITO SONO PROPRIETA’ INTELLETTUALE RISERVATA … Ogni utilizzo a sproposito sarà perseguibile secondo legislatura vigente.

 


Link per saperne di più sull’argomento:

 

http://www.hirtel.it

http://www.radiomuseum.org/dsp_hersteller_detail.cfm?company_id=9566

http://www.guanciarossa.it/ieri/index.php?option=com_content&view=article&catid=44%3Ahi-fi-italia&id=168%3Ahi-fi-italia-hirtel&Itemid=89

 

 


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