Archivi categoria: stereo

Voxson H305

Ritorno a parlare di una azienda romana a me molto cara  (come altre realtà appartenute al fantastico periodo della  “golden era” hifi italiana) con un  Voxson H305.

Dal debutto del  H201 (recensito da me qui : https://moltisuoni.altervista.org/voxson-h201/) erano già passati diversi anni , e nel frattempo la tecnologia del semiconduttore aveva compiuto ricche distanze .

Il design iniziava parallelamente ad assumere un ruolo chiave negli oggetti d’uso quotidiano , era quindi il tempo in casa Fa.Re.T  di proporre un qualcosa di nuovo.

Questa necessità  diede i natali alla  “serie nera”  grazie ai progettisti Voxson e alla felice matita di Bonetto  : Due integrati (H 302 e H305) ,un tuner coordinato (R303) e un sintoamplificatore (H313 che univa i pregi dell’H302 e R303 in un sol apparecchio).

Esisteva per dovere di completezza , anche un sistema integrato denominato Voxson “Topkapi” : Si trattava di una consolle dai canoni stilistici  -Space Age- nel quale facevano bella mostra di se un Voxson H305 , il sinto R303  abbinati ad un giradischi Thorens TD145. La sezione nastro ruotava su un “eight track” voxson GN308 . Si poteva avere l’opzione di lettore stereo 8 e più tardi di un registratore .

Photo courtesy : Internet

Il Voxson H305 possiede 50w rms a canale (il più potente della gamma) ed è racchiuso in un elegantissimo cabinet spazzolato di acciaio anodizzato in nero .

Ricalca grossomodo la perfetta razionalità e impostazione del suo predecessore H201 con alcune migliorie legate ad uno stadio finale decisamente più performante.

Vista generale a ripristino concluso

Anche questo esemplare non sfugge  alla putrescenza dei cablaggi interni -come nota dolente di molti apparecchi Voxson-  … un aspetto che lo obbliga ad una revisione totale .

Primo piano del cablaggio putrescente

 


 

Caratteristiche tecniche  :

 

Alimentazione : 110-130-220-240V 50Hz

Assorbimento massimo dalla rete : 350W

Potenza erogata : 50+50 W rms @ 8 ohm – 60+60W rms @ 4 ohm

Fattore di smorzamento : 30

Distorsione alla potenza nominale : 0.2%

Banda passante :  15hz-40khz @ -3dB

Rapporto segnale/rumore : Phono > 60 dB — Linea > 85dB

Ingressi : Phono (magnetico / ceramico) , tuner , aux e tape 1+2

Sensibilità : Phono 2,5 mV — Linea 270mV

Uscite : Due coppie diffusori (selezionabili A / B / A+B) , presa cuffia

Controlli : Bassi , acuti , loudness + filtro acuti e filtro subsonico.

Peso : 9.5 Kg

 

 

 


Costruzione interna : 

 

La plastica trovava poco spazio nelle realizzazioni di Voxson. Il cabinet come buona abitudine della Fa.re.t è in lamiera cromata con una alta precisione meccanica

Il circuito stampato principale in faesite occupa il buon 80% dello spazio interno e ospita su di esso i quattro dissipatori dello stadio finale.

I cablaggi di conseguenza sono relegati solo ai selettori  sul frontale e a brevi tragitti tra circuito stampato e componenti di “periferia”

Estremamente gradevoli le manopole e le levette sui selettori in alluminio tornito ricavate dal pieno

Buono il resto della componentistica a livello generale e nella fattispecie , di gran fattura i potenziometri rigorosamente “made in italy”

Nei selettori si è giustamente ripiegato su ottimi commutatori Alps i quali garantiscono funzionamenti precisi e scevri da incertezze.

 


 

Voxson H305 — Breve analisi circuitale :

 

Premessa : Sia il più piccolo H302 che il maggiore H305 sono concettualmente identici : Cambia solo la tensione a cui lo stadio finale viene alimentato e altri minori particolari . Per un discorso di facile reperibilità quindi prenderò a modello quello più diffuso su internet…ovvero il “302”

Nella sua concezione annovera quattro blocchi distinti : Alimentatore , preampli RIAA , stadio di segnale e amplificatore finale. Tutto rigorosamente a discreti senza nessun uso di IC

Come buona abitudine adottata nel precedente integrato H201 , il selettore ingressi risulta a ridosso della scheda rca d’ingresso , incorporando anche lo stadio phono. Plauso nell’uso di un Fet di ingresso per avere alta impedenza e buona accettazione dei segnali in ingresso senza degrado a cui fa immediatamente capo il controllo della tonalità . Poche le capacità elettrolitiche sul transito del segnale

Il finale in tipologia quasi complementare fa curiosamente uso di  transistor finali BU104 , di solito impiegati all’epoca negli stadi di riga di molti TV a tubo catodico. A seconda del lotto produttivo è normale trovare al loro posto degli equivalenti BDY24 .

Generoso infine , il trasformatore di alimentazione, ampiamente sovradimensionato rispetto alle reali necessità dell’amplificatore .

 


Lavori necessari :

 

Come  in altri apparecchi Voxson ,il cablaggio è un problema da affrontare radicalmente.

La disponibilità dello schema elettrico in rete fortunatamente aiuta parecchio le operazioni di ripristino. La parte più noiosa è ricablare i commutatori di segnale per le varie funzioni.

Va eliminata ogni traccia di ossido ovunque essa si presenti…facendo attenzione ai vari punti a contatto col cablaggio.

Attenzione inoltre ad eventuali coinvolgimenti della componentistica limitrofe . Se compromessa è bene sostituirla per un discorso di affidabilità nel tempo.

Come capita su molti apparecchi nostrani, qualche noia viene data anche dai connettori RCA saldati direttamente a circuito stampato.

Visto il problema dato dal cablaggio , lo stadio phono va smontato , ripulito e sostituito nella componentistica a contatto coi cavi putrescenti.

Occasione d’oro quindi per sostituirli con delle femmine RCA a vite , cui si avrà cura di connettere il polo centrale allo stampato mediante brevi spezzoni di reoforo. Questa soluzione è di gran lungo la più affidabile , grazie a scelte meccaniche differenti rispetto all’origine.

A vostra discrezione se montare elementi placcati o nickelati …. tuttavia se amate l’originalità estetica optate per i secondi.

 


 

Qualche upgrade :

 

Sostanzialmente solo due : Aggiungere un circuitino antibump e dare una “irrobustita” all’alimentatore!

1) 

Dotare il Voxson H305 di un piccolo circuito anti-bump / anti-DC è una premura decisamente doverosa visto le potenze in gioco  .

Nonostante l’amplificatore veda l’accensione ritardata e permetta un “soft start” dei transistor finali , un piccolo transitorio lo si avverte comunque . Inoltre , il  fusibile presente sulle uscite altoparlanti da solo non permette un adeguata protezione dei diffusori in caso di avaria nello stadio finale . Prevenire è sempre meglio che curare….

Il moduletto proviene da aliexpress ai soldi di un aperitivo (link a fondo pagina) . Basato sull’integrato uPC 1237 , permette una difesa “attiva” da ogni spiffero di C.C.  si presenti in uscita. Sotto trovate lo schema a blocchi per farsi un’idea . In tempi di normalità , dona inoltre ad ogni accensione , un ritardo di inserzione nei diffusori stimabile in circa 5 secondi.

La generosità del trasformatore di alimentazione e il traferro ampio , consentono di realizzare un avvolgimento dedicato per alimentare il modulo  (15 spire affiancate da 0,5mm restituiranno una tensione di circa  13v ac)

Essendo il consumo di quest’ultimo irrisorio -circa 30mA a relè attivo- non vi saranno interferenze nel suo normale lavoro ne anomali innalzi di temperatura … Sempre tiepido lui rimarrà !

Curate l’esecuzione interponendo almeno un giro di kapton sopra il cartoccio originale su cui poi realizzerete il nuovo avvolgimento. Uno strato leggero di smalto alchidico terrà salde le spire, le quali verranno poi ricoperte di isolante in vinile.

2) :

Ri-dimensionare leggermente il ponte raddrizzatore principale, e le capacità di filtro del banco permetterà allo stadio finale un comportamento più virtuoso

A sinistra : Il nuovo raddrizzatore da 5A. A destra : Quello di primo equipaggiamento da 3,2A

I tagli proposti all’epoca (4700uF) erano dimensionati per quanto bastava ; Mettere in pratica la miglioria portare ad 8200uF la batteria di filtro , permetterà di spuntare erogazioni di picco con minor distorsione , specie in presenza di altoparlanti con moduli di impedenza ostici .

Sulle capacità in cui transita il segnale potete sbizzarrirvi nella sostituzione degli elettrolitici con omologhi al poliestere. Senza aspettarsi grandi stravolgimenti , se ne guadagnerà un pelo sulla precisione della scena acustica.

 


 Considerazioni in conclusione :

 

Un apparecchio italiano di gran fattura e prestazionalmente valido . La sua versatilità  non lo fa invecchiare e ancor oggi può essere impiegato proficuamente in catene di medio livello senza grossi limiti , in virtù di una potenza più che sufficiente a muovere quasi ogni diffusore senza scomporsi .

Aggiungete poi il fascino indiscreto di un apparecchio disegnato dal buongusto italiano per cedere nella tentazione di possederne uno.

Nel caso cediate alla tentazione , solo un piccolo consiglio : Scegliete quelli proposti già come revisionati, stando sempre attenti alla reputazione di chi li vende . Diversamente se manualità ed esperienza sono dalla Vostra parte , potrete sempre cimentarvi nel recupero …. e sarà ancora più appagante sentirlo suonare!

 

Alla prossima ….. un caro saluto!

 

Andrea Moltisuoni

 


Link per saperne di più sull’argomento :

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Voxson

https://scripomuseum.com/f-r-t-fabbr-apparecchi-radio-televisione/

https://www.radiomuseum.org/dsp_hersteller_detail.cfm?company_id=5632

https://it.wikipedia.org/wiki/Rodolfo_Bonetto

Modulo anti-bump: 

https://it.aliexpress.com/item/4000228582297.html?spm=a2g0o.detail.1000014.6.2133735ax5HXFE&gps-id=pcDetailBottomMoreOtherSeller&scm=1007.40000.326746.0&scm_id=1007.40000.326746.0&scm-url=1007.40000.326746.0&pvid=7245513d-cfd2-4959-afe1-a53d60e9f82b&_t=gps-id:pcDetailBottomMoreOtherSeller,scm-url:1007.40000.326746.0,pvid:7245513d-cfd2-4959-afe1-a53d60e9f82b,tpp_buckets:668%232846%238112%23559&pdp_npi=3%40dis%21EUR%219.36%218.43%21%21%21%21%21%40211b600b16886937802975119eed11%2112000021483967736%21rec%21IT%21

 


NOTA BENE:

I TESTI e LE FOTO PRESENTI SUL SITO SONO di PROPRIETA’ INTELLETTUALE RISERVATA … Ogni utilizzo a sproposito sarà perseguibile secondo legislatura vigente.

 


DISCLAIMER :

 

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica e viene aggiornato senza alcuna scadenza periodica . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001. Alcune immagini sono tratte da internet (ove dichiarato) : Se il loro uso violasse diritti d’autore, lo si comunichi all’autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione. L’autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. I commenti dei lettori, sono soggetti a moderazione.

 


 

In memoria di Paolo Q .

 

 

 

Philips 22AH799

Farsi “cadere” nelle mani a distanza di più di 40 anni un prodotto come il Philips 22AH799 è sempre una piacevole esperienza nonostante il caldo di questo Luglio .

Proporre nel 1978 un apparecchio a sintonia digitale con memorie elettroniche aveva un sapore tutto nuovo da esplorare….

I personal computer erano ancora di là a venire e questa interfaccia digitale pareva il primo contatto uomo-macchina in stile “2001 odissea nello spazio”

Come tradizione Philips non ha deluso le aspettative di un prodotto curato , di suono superiore e soprattutto , di buona fattura!

La sezione “amplificatore” è una parente (ri-modernizzata) di quello che fù un cavallo di battaglia del casato :  Il Philips 22GH943

Non manca la versatilità : Per quanto riguarda gli ingressi  si può far affidamento a una coppia di registratori ( uno votivamente a tre testine , prettamente a bobine ) , e un ingresso MM che permette in poco spazio la creazione di un valido sistema Hi-Fi

Le uscite annoveravano la possibilità di utilizzare due coppie di altoparlanti (purtroppo non selezionabili manualmente) e la succulenta uscita pre-amplificata per i  celebri diffusori attivi “motional feedback” .

Photo courtesy : https://www.inner-magazines.com

Come nella sorte di altri apparecchi, la componentistica interna ha qualche insofferenza (specie nella sezione digitale). Trovare oggi apparecchi funzionanti al 100% senza aver avuto revisioni in passato è una chimera!

Se meditate di farvi un “regalo” abbordabile , sappiate fin da subito che dovrete metterci mano…

Il mio in fin dei conti ricordava la copertina dei Police : Ghost in the machine 😀

 


Caratteristiche tecniche:

 

 

Sezione amplificatore:

 

Potenza nominale su 4 ohm per canale: 40w

Potenza di picco su 4 ohm per canale: 60w

Distorsione alla potenza nominale : 0,2%

Fattore di smorzamento (4 ohm) : >40

Uscite altoparlanti : Due coppie da 4 Ohm

Intervento controllo toni : +/-  10dB

Filtri :  ultrasonico e subsonico

Uscite preamplificate : 1 per diffusori attivi MFB – Loop tape

Uscita cuffia : 8-600 Ohm

 

Sezione radio:

FM

Range di frequenza FM : 87.5-108 Mhz

Step di sintonia : Passi da 1khz

Banda passante FM : 30-15000hz (-3dB)

Distorsione segnale FM (mono) :  <0,5%

Sensibilità FM : 1uV

Selettività : 60dB

Separazione stereo : 30dB (@1 khz)

Impedenza antenna : 75 ohm sbilanciata — 300 ohm dipolo

 

AM

Range di frequenza : 520-1605 khz

Sensibilità utilizzabile : 90uV

Selettività : 42dB

 

LW

Range di frequenza : 150-255Khz

 

 

Varie:

— Automuting nella sintonia veloce su entrambe le tre gamme

— Controllo automatico nella separazione FM stereo in base alla forza del segnale ricevuto.

 


 

Come ripristinare un Philips 22AH799 ( e dove!):

 

Accennavo al discorso comune di apparecchi ,oggi cinquantenni , bisognosi di una revisione nella parte elettronica: Questo Philips 22AH799 non fa eccezione.

La solita prefazione è che siate consci di cosa sapete fare e dove metter le mani : In caso di dubbi, chiamate l’amico tecnico (portando a lui il vostro philips 22ah799 in compagnia di 3 o 4 bottiglie di vino buono)  oppure o il C.A.T. a voi più congenito senza esporvi a rischi inutili e conseguenze al seguito. Se siete tra quei pochi fortunati dove tutto funge, potete saltare a piè pari , andando direttamente alla “sezione radio del 22ah799”

Parto dalla sezione più noiosa (almeno per me) , quella digitale! La gestione è affidata nel complesso ad un microprocessore a 8-bit MK3870 coadiuvato da un certo numero di IC che hanno funzione di : Prescaler , Sintetizzatore , Blocco memorie e per quanto riguarda il display , due “shift register” asservono alla visualizzazione numerica . Il processore oggi è ancora reperibile con spesa contenuta ( tra i 5 e i 10€ )

In maniera maccheronica (voluta per rendere sopportabile l’argomento a chi non “traffica” troppo in elettronica) farò una sommaria -troubleshooting guide- utile per indicare chi non fa cosa con l’idea di porvi sulla giusta via senza dover ipotecare casa. Sappiatelo da subito : Un minimo di attrezzatura elettronica e sua padronanza è richiesta . Oscilloscopio e frequenzimetro perlomeno ! Col solo tester si va per margherite….

Photo courtesy : Rigol

 

Getting started ….

Va per primo verificata la congruenza della tensione “logica” fornita dal regolatore dentro la scatolotta schermata ,la quale deve essere rigorosamente di 5V (qui vi basta il multimetro) .

Se il valore non torna siete davanti al primo problema da risolvere (e forse anche l’unico se siete nati fortunati) . Si dovranno controllare tutti i componenti nel riquadro verde e con l’aiuto dell’oscilloscopio dovrete assicurarvi ,a posteri , che la tensione “regolata” sia pulita e stabile! Non dimenticatevi di controllate (già che ci siete)  tutte le altre tensioni annoverando uno scarto di un 5-7% su quanto letto!

Quando la tensione c’è ed è pulita ma tutto tace e nessun comando vuole saperne , il probabile colpevole a cui puntare il dito  è il sintetizzatore che genera tra le altre cose il clock ( 4 mhz) necessario al uPC per il funzionamento.

Con cautela ponete il dardo della sonda collegata al frequenzimetro sul piedino 2 del micro e leggete cosa c’è!  . Se la frequenza risulta assente (o distorta) vanno verificati  i componenti intorno al quarzo e lui stesso. La messa a punto come da service manual si ottiene  tarando il compensatore -azionato con un cacciavite anti-induttivo- in modo da ottenere una frequenza di 3,999Mhz

Se qui tutto bene ,e il vostro 22ah799 ha un “apparente” funzionamento normale senza “leggere” alcuna frequenza (display fisso su frequenza) mentre muovete la manopola della sintonia , il problema è quasi certamente nel prescaler  !

Una possibile anomalia è anche l’assenza del registro memoria : Ve ne accorgete semplicemente perché non riuscite a “storare” le stazioni radio ,ne tantomeno a richiamarle. Questa problematica , richiama il controllo sul diodo 6623 e la tensione dei 5 volt a valle della resistenza nel riquadro rosso  (ndr : Il condensatore si comporta anche come provvisorio back-up se manca la rete ). Se tutto è ok , il -CD4720- è giunto alla fine dei suoi giorni

Viene da citare l’ultimo caso : La radio funziona ma i display e i led delle funzioni non visualizzano nulla .In questa circostanza , è probabile un problema sugli shift register , contrassegnati dagli ovali in rosso . Controllatene la tensione in primis e il cablaggio verso l’unita logica ( I fili rigidi utilizzati a volte fanno brutti scherzi e l’informazione viaggia comunque a frequenze elevate pertanto basta una ossidazione) . Se tutto in ordine potete sospettare benissimo di un “fault” su entrambi

Nel mio esemplare , a titolo di pettegolezzo : Mancavano le tensioni di alimentazione per via di 3 condensatori in corto (li dentro fa caldo col regolatore …) e un problema sul sintetizzatore non permetteva alcuna selezione. Mi sono dovuto premurare di una modifica “quasi” pin-to pin con un SAA1059 dato che il vecchio IC (SAA 1058) sta diventando difficile reperirlo a prezzi umani .

Più stranamente, ho dovuto sostituire il decoder FM stereo (TDA 1005) che risultava curiosamente compromesso.

Già che siete sulla via crucis in attesa di conquistarvi il paradiso ,non fatevi mancare la delizia dei “tastini momentanei” sul frontale : Essi quasi sicuramente saranno isolati dalla patina d’ossido che il tempo ha lasciato in essi. Pedissequamente vanno disossidati prima di dare la colpa a qualche IC di essersi preso congedo!

Togliete (A modo! i dentini sono fragili)  il tastino posticcio e “annegateli” nel loro interno di pulisci-contatti oleoso (che avrete cura di rimuovere con un adeguato panno-carta). Non conviene sostituirli perchè oggi sono più rari di un quadrifoglio! Se vi cimentate con quanto sopra , ritorneranno in perfetta efficienza per altri 50 anni e ne guadagnerete in sonno alla notte.

Se siete riusciti a ripristinare la sezione digitale, ora il mondo per voi è in discesa. Si tratterà perlopiù di dare qualche attenzione ai comandi e allo stadio finale , come descritto a breve.

 


Sezione radio del 22AH799

Grazie al tuner a diodi varicap , la scheda centrale ospita la sezione AM/OL/FM in poco spazio (su essa insiste anche : il selettore ingressi digitale , il preamplificatore Phono e il regolatore stabilizzato dei +9v) . Normalmente non avrete problemi di allineamento , quindi se non vi sono anomalie di ricezione o rivelazione del segnale fm stereo, qui non dovrete toccare nulla.

Come accennato ,  su questa scheda (RF ass’y) è presente anche il selettore ingressi basato sull’integrato TDA1029 ( usato spesso e volentieri in molti sinto-receiver crucchi ) . Se non avviene alcun cambio di sorgenti , lui probabilmente ha un problema che può spaziare dai tastini isolati , ai 15.5v mancanti su di esso oppure alla mancanza di segnale dal processore . A volte, ma è già caso più raro, con la vecchiaia vanno fuori uso per conto loro.

TDA1029

A fianco dell’ IC deputato alla commutazione degli ingressi , trova spazio il preampli phono MM costruito attorno al piccolo integrato NE542 .

Se vi fate prendere dalla smania dell’upgrade, troverete interessante sostituirlo con un ottimo OPA 2350 oppure un NE5532 che permette sicuramente di guadagnare qualcosina in dettaglio e rapporto segnale rumore (non aspettatevi dei miracoli comunque)

La componentistica impiegata è generalmente di buon grado (i condensatori di segnale impiegati nei punti delicati sono i celebri tropical fish) quindi ,tranne qualche eccezione random legata a qualche capacità in tantalio , il grosso degli elettrolitici non vi presenterà problemi di sorta (controllate giusto quelli esposti al caldo) . Questo aspetto non vi lega  -tout cort- ad un recap completo se non è una priorità personale .

Controllate viceversa l’integrità di tutte saldature perchè sono la croce e delizia di ogni apparecchio Philips dell’epoca , tv comprese! Sino ai primi anni ’90 erano una schifezza tremenda e spesse volte pure fredde!

 


Sezione audio del 22AH799

Ricalca con diverse migliorie quello del suo antenato 22GH945 di dieci anni prima (1969-1970) il cui timbro fu una vera e propria pietra miliare . I punti di lavoro , anche stavolta , scelti con “comodità” in unione ai condensatori d’uscita fanno sì che lo stadio finale sia discretamente tutelato dall’incuria d’uso.

Alimentazione singola a 57 volt  (con finali al silicio) permettono al 22AH799 di sfoderare una potenza nominale prossima ai 40w per canale su 4 ohm .

Abbiate cura di verificare : La capacità di filtro e soprattutto le due responsabili del disaccoppiamentoaltoparlanti … Tenendo a mente che una tolleranza del 20-25% sui valori riscontrati è propria dei condensatori “serie blu”

In questa verifica i condensatori “sotto esame” devono essere isolati dal resto del circuito , pena una lettura del capacimetro viziata da errori!

Un controllo necessario è la verifica della corrente di riposo : Si osserveranno i passi come da schema sottostante . Controllate a priori l’integrità dei trimmer : Se ballerini , sostituiteli ! A taratura eseguita , spegnete e rimettete il fusibile al suo posto!

Dall’altro canale si farà identica procedura! Queste operazioni conviene siano accompagnate dalla pulizia dei portafusibili (potrete trovarli perfetti come pieni di ossidazioni del tempo).

Non serve spiegare l’importanza di questo particolare “passaggio”

Philips faceva uso di grasso al silicone trasparente : Se quello che sborda è ancora morbido al tatto non avete motivo di dubitarne l’operato. Se contrariamente fosse secco, conviene smontare i 4 “bdw”  con i soliti criteri di attenzione e procedere ad una nuova “siringata” di termoconduttivo controllando anche le miche d’isolamento . Finito il lavoro, ci si assicura del perfetto isolamento su ogni transistor rispetto al dissipatore!

Per quello che concerne il -preampli- c’è poco da dire , se non la lieta novella che finalmente Philips ha scelto consapevolmente di usare potenziometri e commutatori ALPS (made in Jappa) al posto delle sue ciofechine autoctone…..Qua sotto v’è ne fate un’idea !!

Procedete con la disossidata solo se richiesta!

Segnalo per i più curiosi una rarità : Nel ricevitore 22AH799 la cuffia possiede un suo stadio finale dedicato! Non viene foraggiata , come capita sovente al 99% dei casi, dal finale previo un partitore resistivo:

Per meglio spiegare : I progettisti Phiips hanno optato per uno stadio finale con un guadagno assai contenuto , il quale giocoforza richiede una sezione pre-ampli assai “vigorosa” nel trattare il segnale (quella nel riquadro rosso ,in pratica un piccolo stadio finale exciter) .  E’ un caso più unico che raro e meritava menzione per sottolineare il fervore degli ingegneri olandesi. Va da sè che questa qualità premia le cuffie di un certo pregio!

 

Le conclusioni

Sui top di gamma di fascia consumer, non vi è molto da dire . I motivi per entrarne in possesso sono molti : Dalla grazia -di tatto e funzionale- con cui la sintonia viene attuata (a passi di 1 Khz … Si ha lo stesso “feeling” di una scala parlante tradizionale , grazie all’ottimo encoder ottico che lavora in una maniera eccelsa )

Alla qualità tipica di Philips nelle sue migliori realizzazioni : Senza incertezze ,con un timbro introspettivo e una sezione radio di qualità, che permette  oggi ,seppur con la tristezza “compressa” nel nostro odierno etere, ascolti piacevoli ! L’estetica , è cosa soggettiva ,ma sfido comunque  a trovare chi lo definisce brutto o privo di fascino.

L’entrarne in possesso già con le sue innumerevoli doti , cela poi , uno scenario da non sottovalutare : L’uscita pre-out  MFB dedicata alle celeberrime casse attive….Motivo buono per darsi la scusa per un futuro acquisto 😀

 

Un caro saluto e , buone ferie!

 

Andrea Moltisuoni.

 


Per saperne di più :

 

https://www.radiomuseum.org/r/philips_22ah799_00_15_25.html

https://www.hifiengine.com/manual_library/philips/ah799.shtml

https://www.hifi-wiki.de/index.php/Philips_AH_799

https://www.audiovintage.fr/leforum/viewtopic.php?t=820

https://www.mfbfreaks.com/motional-feedback/hifi-apparatuur/receivers/22ah799/

 


NOTA BENE:

I TESTI e LE FOTO PRESENTI SUL SITO SONO di PROPRIETA’ INTELLETTUALE RISERVATA … Ogni utilizzo a sproposito sarà perseguibile secondo legislatura vigente.

 


DISCLAIMER :

 

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica e viene aggiornato senza alcuna scadenza periodica . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001. Alcune immagini sono tratte da internet (ove dichiarato) : Se il loro uso violasse diritti d’autore, lo si comunichi all’autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione. L’autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. I commenti dei lettori, sono soggetti a moderazione.

RCF AF6070

O lo si ama ,o lo si odia ! … In questi scorsi 50 anni ha sempre diviso nettamente in due le fazioni di appassionati Hi-Fi . Di fatto l’ RCF AF6070 entrava nel mercato con un canone estetico che si distaccava parecchio dalle mode fatte di tanto alluminio satinato.

Photo courtesy : Hi-Fi Engine

A ragione o torto tuttavia gli va dato atto di essere un singolare esercizio di stile … Se si pensa alla profusione di colori e design negli anni ’70 ( Kartell, Sottsass , la Brionvega stessa etc etc) l’RCF AF6070 si collocava nel contesto abbastanza con agio.

Photo Courtesy : Pxfuel – Creative Commons Zero – CC0

L’azienda di Reggio Emilia proponeva all’epoca quattro apparecchi in catalogo : L’ AF6070 di cui mi appresto a parlare tra poco … coi suoi 35w a canale , il successivo AF6120 da 60+60 W , l’AF6180 da 90+90 W per concludere col top di gamma AF6240  con una esuberante erogazione di 120+120 W per canale, ritagliandosi quindi un posticino nell’olimpo dei “monstre amplifier”.

Photo courtesy : Hi-Fi Engine

La costruzione , forte dell’esperienza di RCF nel mondo “PRO” , è di buon grado : Lamiere zincate di spessore adeguato, trasformatore a calotte , cablaggi e schede tutte su connettori per concludere con tutti i circuiti stampati in vetronite FR4 ,cosa ben rara da trovarsi in realizzazioni destinate alle mura casalinghe.

Purtroppo ad una costruzione di rigore, si contrappone l’uso di una componentistica mediocre , fattore che spesso ha generato parecchie lamentele fra i proprietari dell’epoca i quali talvolta se ne liberavano dalla disperazione.

Più avanti si vedrà come arginare almeno il grosso degli inconvenienti  tentando (senza nulla stravolgere nel progetto originale) di raggiungere un compromesso ottimale per un uso quotidiano .


 

RCF AF6070 – Specifiche dichiarate dal costruttore :

 

Potenza nominale : 35W per canale su 8Ω — 40w per canale su 4Ω

Risposta in frequenza : 20 – 20.000 Hz nella maschera di ±1dB

Distorsione  : 0,3% @ 35w nominali

Controlli di Tono : bassi / acuti con turnover e controllo medi , Loudness

Filtri : Subsonico e ultrasonico

Ingressi  : Phono MM , Tuner , Aux , Tape loop 1+2 con doppia barra ascolto-registrazione

Rapporto segnale rumore : Phono 65dB … altri ingressi linea : 80dB

Uscite : 2 coppie di diffusori (con possibilità effetto ambience sulla 2° coppia ) , presa per cuffia , 2 prese outlet di rete

Dimensioni : (L x H x P):  378 x 130 x 290 mm

Peso :  9 Kg

 

rcf af 6070 moltisuoni


 

Considerazioni tecniche e “debugging” :

 

rcf af6070 schematic - moltisuoni

Parlavo prima di costruzione lodevole , ma anche di una scadente qualità nella componentistica impiegata : Purtroppo è tutto vero, una volta levato il coperchio vi renderete presto conto della mole di lavoro che vi attende .

In buona sostanza ,tranne qualche eccezione (confermata dal capacimetro)  quasi tutto ciò che riguarda la componentistica passiva in materia di -elettrolitici- necessiterà di verifica e sostituzione a seconda del caso.

Nel mio RCF AF6070 (dimenticato per più di due decadi in cantina fortuitamente asciutta) i ¾ delle capacità a bordo erano divise tra quelle in corto schietto e quelle fortemente in deriva dal loro valore dichiarato. Qualche resistenza aperta e un paio di transistor rumorosi nello stadio Phono completavano il quadretto dei lavori che pian piano si definivano all’orizzonte.

I condensatori largamente impiegati sono esemplari costruiti dalla ditta SEM di Milano , branchia che pare aver avuto una parentela con quelli della Ducati Energia dall’aspetto e dalla  loro scarsa longevità.

I quattro di grossa capacità (due montati sulla scheda alimentatore e gli altri due ad occuparsi del disaccoppiamento CC sull’uscita altoparlanti) sono opera della Capax , ditta anche questa nostrana ,nota per le scarse attitudini a duraturo … Erano famosi soprattutto negli anni ’50 i loro condensatori a carta disseminati spesso negli apparecchi valvolari non certo scevri da creare problemi alla primi umidi.

moltisuoni rcf6070 -2

Nell’RCF 6070 , si è optato ad una alimentazione singola verso massa (anziché duale come capita di sovente) , ciò in ragione del fatto che la necessaria capacità sulle uscite diffusori , garantiva anche una certa immunità in caso di guasto allo stadio finale ,bloccando ogni tensione continua verso gli altoparlanti . Con semplicità non c’era quindi bisogno di una protezione elettronica a relè.

Altra noia che va assolutamente affrontata è quella relativa alla pulizia degli slider -su questo esemplare di marca Piher- made in Spagna , di qualità appena sopra all’infimo e rara reperibilità odierna.

moltisuoni - rcf6070 -3

Purtroppo affidarsi al miracolo del solo pulisci-contatti è cosa che rimanda il problema avanti di qualche tempo. Se intendete avere per le mani un apparecchio affidabile, questi vanno giocoforza smontati dalla scheda madre, aperti e puliti (il loro cluster è ad incastro, una volta svincolato vi ritrovate lo slider aperto in due metà.

Off topic : La pulizia delle piste nei potenziometri si ottiene con un cottonfioc imbibito di puliscicontatti oleoso. Un secondo passaggio con un cottonfioc asciutto porterà via sporcizia lasciandovi la grafite lucida e netta . Controllate sempre in questo frangente l’assenza di cricche e interruzioni  . Lo stesso trattamento descritto lo riserverete anche ai pettini striscianti. Probabilmente non c’è bisogno che lo dica ,ma queste operazioni vanno svolte con un estremo “tatto”… Una manovra affrettata la pagate cara 😉

Una volta finito il divertimento con gli slider , è utile dedicarsi ai commutatori. In genere questi si accontentano di una buona soffiata di aria compressa seguito da una spruzzata di disossidante secco per ritornare alla piena efficienza .Questa tregua vi prepara alla prossimo impegno ,ovvero la pulizia di tutti i connettori a pettine ,causa maestra nell’RCF AF6070, di eterni malfunzionamenti quanto di schiocchi e rumorini di ogni sorta . Ogni  forma di patina e ossido va accuratamente rimossa  dal maschio e dalla femmina assicurandosi vi sia un buon contatto nelle parti.

Seppur la ragione suggerirebbe alla mente una soluzione più “solida” (la loro eliminazione -ndr-) , consiglio di non sostituirli coi cablaggi in filo volante . Oltre a captare potenziali spurie , diventa un casino mortale metterci mano in caso di bisogno. Se disossidati e puliti a dovere, tornano a funzionare senza incertezze.

rcf af6070 moltisuoni

Si completa la revisione “battendo” tutti i transistor (qualcuno ha il vizio di soffiare e l’oscilloscopio ve lo confermerà) , verificando la loro efficienza di giunzione e controllando che le tensioni riportate a schema elettrico siano corrette nei valori imposti dal progetto . Occhio anche a qualche resistenza se vedete tensioni assenti o anomale nel valore … Più di un paio l’ho trovate aperte tra gli stadi di segnale e i finali .

 


TARATURA E COLLAUDO STADIO FINALE :

 

Dissaldate e controllate in primis l’efficienza dei due trimmer presenti su ogni scheda finale : Se imprecisi ,cambiateli senza indugio con elementi di qualità (volendo la vita facile, anche con dei multigiri ! ) . Essi devono garantire i parametri vitali dello stadio finale  : Corrente di riposo e offset ! Per questo motivo non devono essere assolutamente “ballerini” … Ignorando questo passaggio vi “rischiate”  i transistor finali senza troppi complimenti .

La taratura della corrente di riposo si ottiene ponendo un tester fs 100mA in serie all’alimentazione, levando il fusibile da 1,25A : La taratura va fatta a volume zero, con carico da 8 ohm e apparecchio acceso almeno da 10 minuti per stabilizzare le derive termiche. Si setterà quindi il valore come da schema a 60mA tramite i trimmer chiaramente indicati qua sotto!

La taratura dell’offset si perfeziona collegando un voltmetro in CC (F.s. 50 V cc) nel punto indicato a schema . Si regolerà quindi il trimmer per leggere la metà esatta della tensione d’alimentazione (rigorosamente in assenza di segnale) contenuta entro la figura di ±0,5V massimi nello scarto .

 


 

UPGRADE E MIGLIORIE :

In ogni apparecchio (tranne quelli multi-milionari) qualcosa è sempre ceduto all’altare dell’economia, l’RCF AF6070 non fa certo sconti a questa regola di larga scala

Nel bel mezzo di una ricca revisione ,come potrebbe esser questa, non è cosa sbagliata pensare anche a qualche miglioria senza svenarsi . Di seguito un paio di suggerimenti

 

Componentistica :

Tutta la produzione attuale è idonea  (previo opportuna verifica con un capacimetro) . Un occhio di riguardo va fatto agli elettrolitici dove transita il segnale : Quando il valore e le dimensioni lo permettono, consiglio l’uso del poliestere!  Dove non si può , ripiegate su elettrolitici di buona qualità , Nichicon muse oppure Rubycon Black gate per un esempio.

 

Alimentatore :

Come detto qualche paragrafo fa , si tratta di un alimentatore semplicissimo a singola tensione rispetto a massa : Oltre alla eventuale sostituzione delle due capacità elettrolitiche presenti (5600uF per il filtraggio generale ,da almeno 75volt lavoro e quello per le sezioni di segnale ,da 2200uF 63V) è bello affiancare a loro delle piccole capacità in poliestere da 0,47uF/100v per un filtraggio efficace di eventuali spurie ad alta frequenza.

Sempre in tema di cose raffinate e carine , mettere in parallelo ai quattro diodi del ponte , altrettante capacità da 10nF permette di attenuare i rumori di commutazione propri dei diodi durante le semionde alternate , allungando in genere la vita degli stessi.

 

Stadio finale :

L’alimentazione singola impone per forza un condensatore di disaccoppiamento sulle uscite altoparlanti (Come diceva il grande ingegner Bartolomeo Aloia : Quello che non ve lo trovate sull’alimentatore ,ve lo ritrovate poi sull’uscita)

E’ sempre bene non lesinare mai su questo componente in cui transita il segnale di potenza verso gli altoparlanti, il criterio è sceglierne uno con la più bassa ESR possibile.

Un ulteriore beneficio ne deriva da porne diversi in parallelo (arrivando sempre alla capacità montata in origine senza mai superarla)  . Questa “cortesia” diminuirà la resistenza interna parassita a tutto vantaggio di una migliore capacità di erogare correnti al carico, specie se da 4 ohm.

moltisuoni rcf af 6070

In foto si vedono anche due piccoli condensatori in poliestere  … Li spiego subito : Nella pura teoria “dovrebbero”  (e lo sottolineo : dovrebbero) aiutare gli elettrolitici ad un migliore disaccoppiamento verso le alte frequenze se posti in parallelo . Nel mondo reale non vi sono prove strumentali (condotte da persone assai più autorevoli del sottoscritto) le quali suffragano al 100% questa teoria . Tuttavia negli ascolti con e senza -vorrà il caso- pare all’orecchio del sottoscritto un suono più garbato quando presenti . Visto che costano una sciocchezza nulla vieta di implementarli . Il criterio sulla scelta della capacità è lo stesso inverso di quello impiegato come crossover a 6dB ottava su un altoparlante ipotetico di 4/8 ohm trovandone il valore di compromesso .

 


CONSIDERAZIONI FINALI :

 

moltisuoni rcf af

Arrivati in fondo a tutta questa avventura avrete per le mani un apparecchio dalle buone doti musicali (che non sarà un riferimento , ma nemmeno l’ultimo della classifica) con una valida capacità di interfacciarsi e integrarsi a vecchie e nuove sorgenti. I 35w dell’ RCF AF6070  permettono di sonorizzare agevolmente tutte le situazioni domestiche anche in caso di feste improvvisate o per sentire la cavalcata delle Valchirie come si deve . Non per ultimo la versatilità di adeguare lo stadio phono ai volumi delle altre sorgenti lo fa entrare nelle mie grazie .

Una zucca trasformata in carrozza proprio come nelle migliori favole di cenerentola… Se a qualcuno farà stortare il naso, sono convinto che a tanti altri farà venire la voglia di possederlo. Musicalmente è abbastanza brioso senza diventare stancante. Ottimi i controlli di tono e comodi per rivitalizzare registrazioni non proprio perfette per poi sparire (col tasto defeat)quando non richiesti . Curioso e “naif” il commutatore posteriore per trasformare la seconda coppia di altoparlanti , in diffusori -ambience- sfruttando il loro sollevamento da massa . Diciamo che si è guadagnato la mia simpatia per fargli un posticino nella mia collezione 😉

 

Un caro saluto

Andrea Moltisuoni

 


Ringrazio  Macario B. per lo schema elettrico dell’RCF AF6070


Link per saperne di più sull’argomento :

 

https://it.wikipedia.org/wiki/RCF_(azienda)

https://www.rcf.it/it

https://www.hifiengine.com/manual_library/rcf/af_6070.shtml

 


NOTA BENE:

 

I TESTI e LE FOTO PRESENTI SUL SITO SONO PROPRIETA’ INTELLETTUALE RISERVATA … Ogni utilizzo a sproposito sarà perseguibile secondo legislatura vigente.

 

 


DISCLAIMER :

 

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica e viene aggiornato senza alcuna scadenza periodica. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001. Alcune immagini sono tratte da internet ove dichiarato: Se il loro uso violasse diritti d’autore, lo si comunichi all’autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione. L’autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. I commenti dei lettori, sono soggetti a moderazione.

 

 

Philips AG2030

Nella canicola di questo Luglio 2021 , ci sta bene una piccola carrellata di foto per guardare dentro il cuore di un giradischi-capolavoro del casato Olandese…il Philips AG2030 meglio noto forse ai più , come GA230!

L’ AG2030 spaventava seriamente gli Svizzeri del Thorens TD124 (o quantomeno ci provava)  .

Costruito col rigore del carroarmato , era quanto di meglio uno poteva permettersi nel 1965. Di seguito alcune foto mostrano le sue  peculiarità e danno un’idea del grado costruttivo.

Lo Chassis  è in robusto alluminio pressofuso, con innumerevoli nervature atte a sopire ogni risonanza. Si disaccoppia dal plinto mediante quattro molle smorzate.

Il motore sincrono gira su bronzine schermate e poggia su quattro tamponi elastici in gomma : La doppia trasmissione  idler + cinghia  fornisce la garanzia di un movimento scevro da vibrazioni indotte

Il  freno magnetico posto sull’albero motore permette  una regolazione fine della velocità di rotazione al pari di un odierno controllo elettronico. Permette ,tra le altre, di compensare nel tempo l’usura dell’ idler

Il piatto ha sede in un  contropiatto di alluminio (con ancora la polvere 😉  )

Spicca (almeno all’epoca) il braccio bilanciato dinamicamente con testina MM dedicata (AG3404). La forza di lettura è regolabile nella forbice tra 1 e 4 gr.

Benchè abbia 50 anni passati , il tempo non ha disperso la sua nicchia di appassionati che lo ritengono (a torto o a ragione) ,uno  tra i migliori giradischi vintage -di fascia abbordabile- nella soglia tra 1 e 500 euro.

Photo courtesy : Hi-Fi wiki

Al suo interno , come optional , trova spazio la scheda fono AG9021 in foto (indipendente e autonomamente alimentata)

Il senso di questo optional si spiega : Molti apparecchi all’epoca non possedevano ingressi equalizzati MM veri e propri e accettavano solo testine piezo . Quindi la sua presenza permetteva di non dover cambiare amplificatore!

Nato per l’utilizzo con la testina magnetica AG3404  permette una completa fruizione delle sue caratteristiche , grazie alla perfetta interfaccia di impedenza e capacità d’ingresso.

Negli anni successivi philips rese disponibili alcuni accessori che permettevano l’espansione verso componenti aftermarket di terze ditte. Lo shell AG7033 è oggi il più gettonato quanto raro.

Photo courtesy : http://www.grammofoon.com

Lo sfizio di sentire come suona il Philips AG2030 con altri fonorivelatori è in effetti una libidine poco “domabile”  cui il mercato ha prontamente risposto con prezzi da nababbi

Photo courtesy : http://www.grammofoon.com

Concludo il breve sguardo sull’AG2030 , sperando di aver messo a qualcuno la “pulce” nell’orecchio . Gli upgrade consigliati sono circoscritti perlopiù al cablaggio di segnale (se uno vuole, dato che sono in standard DIN pentapolare) e al plinto .

 

Alla prossima….un caro saluto!

Andrea Moltisuoni

 


 

Caratteristiche tecniche Philips AG2030

 

Alimentazione :  AC 125 > 160 > 220 > 240 V 50Hz

Motore : AC , sincrono a due poli con freno magnetico per la regolazione fine della velocità

Velocità : 16 – 33 ⅓ – 45 – 78 giri/min

Trasmissione : Mista idler + cinghia

Chassis : Flottante su quattro punti

Rumble : 60dB

Braccio : Dritto a J bilanciato con headshell rimovibile – Testina dedicata AG3204 con stilo rimovibile.

Forza di lettura : Regolabile tra 0,5 e 4 grammi

Sistema di arresto e sollevamento puntina a fine disco (escludibile)

 


Testina magnetica Philips AG3404

 

Risposta in frequenza : 20-20000hz

Separazione stereo : 23dB

Tensione in uscita : Circa 2,5mV @ 1khz

Peso di lettura consigliato : 2 grammi

 


Preamplificatore phono r.i.a.a. Philips AG9021

 

Alimentazione : AC 110 / 220 volt , 50hz.

Risposta in frequenza :  20-20000 hz @ +/- 2,5dB

Impedenza di ingresso : 68k

Impedenza d’uscita : 5k

Fattore di amplificazione : 36dB @ 1khz

 


Per saperne di più sull’argomento:

 

https://www.radiomuseum.org/r/philips_ag2030ag_203.html

https://www.vinylengine.com/turntable_forum/viewtopic.php?t=112790

http://www.grammofoon.com/frameset.htm?http://www.grammofoon.com/Philips/index_philips.htm&ContentFrame

 


NOTA BENE:

I TESTI e LE FOTO PRESENTI SUL SITO SONO PROPRIETA’ INTELLETTUALE RISERVATA … Ogni utilizzo a sproposito sarà perseguibile secondo legislatura vigente.

 


DISCLAIMER :

 

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica e viene aggiornato senza alcuna scadenza periodica . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001. Alcune immagini sono tratte da internet (ove dichiarato) : Se il loro uso violasse diritti d’autore, lo si comunichi all’autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione. L’autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. I commenti dei lettori, sono soggetti a moderazione.

 

Voxson H201

Il Voxson H201 è probabilmente uno degli apparecchi che “fondarono” l’alta fedeltà  in italia sul finire dei magici anni ’60

Si tratta di un piccolo amplificatore “full solid state” che riuniva nella sua impostazione , la concezione classica dell’amplificatore Hi-Fi che sarà poi ripresa negli anni ’70 da molti costruttori europei.

Il numero di ingressi , compreso un ausiliario (aux) per terze sorgenti , lo rende particolarmente versatile. La dotazione annoverava tra le altre, un loop  “tape monitor”

Nel pannello di alluminio sul retro , assieme alle prese pentapolari din , capeggiano  i quattro transistor finali (al germanio) AL102 protetti da una griglia per smaltire il calore in eccesso.

Il cabinet in legno ha un bel contrasto col frontale di alluminio satinato, un accostamento estetico che dona al piccolo Voxson H201 un aspetto elegante da apparecchio sopra la media!

Curiosi i due “peak indicator” costruiti attorno ad una coppia di bulbetti al neon ( siamo nel 1968 e i led erano ancora appannaggio dei militari).

La loro presenza serviva per segnalare l’imminente saturazione nel finale : Ad una marcata accensione corrispondeva una distorsione udibile ( tosatura maggiore del 5% sulla sinusoide)

Esemplari funzionanti oggi sono gran rarità per via del cablaggio interno putrescente (difetto noto purtroppo in molti apparecchi Voxson a cavallo tra gli anni ’60 e ’70) .

il mio , come vedrete , è stato oggetto di un totale ripristino del cablaggio, e in parte anche della componentistica interna . Se pensate di acquistate uno , siete avvisati circa il gran lavoro che vi attende!

 

Voxson H201 — Caratteristiche tecniche

 

Potenza continua : 15 watt per canale su carico 4 ohm – circa 8,5w su 8 Ohm

Potenza musicale : 60 watt totali , 30 per canale su carico 4 ohm al 10% di distorsione

Impedenza diffusori : Da 4 a 16 ohm

Risposta in frequenza : 20-20000hz @ -3dB

Controlli :  Bassi – Alti – Bilanciamento – Volume – Fase di controreazione – Loudness – Filtri subsonico e fruscio – Tape monitor – Commutatore mono / stereo

Ingressi : 1 ingresso Tuner  – 1 ingresso Phono (Piezo / MM) – 1 ingresso AUX ausiliario – 1 ingresso loop per registratore a nastro tutte in standard DIN a 5 poli

Uscite : 2 punto e linea per diffusori  – 2 prese outlet 220v di cui una comandata

Varie : Due indicatori al neon di picco – Protezione verso i cortocircuiti tramite interruttore a bimetallo – Cambiatensione 110>160>220>240V.

 

 

Costruzione interna e peculiarità :

 

Il Voxson H201 era qualcosa di nuovo : Pensato con la concezione del moderno negli anni ’60 , peculiarità che lo distanziava anni luce da quello che il periodo proponeva . Ne è un chiaro esempio il commutatore delle sorgenti a ridosso degli ingressi per minimizzare il transito del segnale!

I controlli di tono vedono un intervento moderato (+/- 12dB) e parimenti lo stesso criterio è applicato al loudness risultando equilibrato negli ascolti a basso volume . Lo stadio phono , consta di due BC149 , ed è schermato da una scatolina in lamierino. Alimentato ad una tensione di +30v , gli permette ottimi livelli di accettazione , a favore di un rapporto segnale/rumore decoroso .

La sezione finale si avvale di uno stadio in classe A  che pilota , a mezzo di una coppia di trasformatori d’interstadio, un push pull di transistor AL102 in simmetria quasi complementare.

L’alimentazione (singola ,non duale come spesso accade) era distinta e separata per “segnale” e “potenza”

Per tipologia di alimentazione dunque , nel finale è presente il classico condensatore di disaccoppiamento sulle uscite altoparlanti . Questa scelta circuitale metteva al riparo i diffusori dalle avarie allo stadio finale , bloccando la componente continua verso i diffusori . Provvedeva inoltre , a limitare le frequenze subsoniche presenti nel programma musicale.

 


Interventi necessari :

 

Come accennato , praticamente tutti i Voxson H201 ad oggi sopravvissuti (non solo loro, buona parte della produzione del periodo è affetta da tale problematica) , presentano il difetto dei cavi *putrescenti* .

L’isolamento di cui sono fatti marcisce e secca nel tempo ; Il suo processo aggressivo , ossida qualsiasi cosa risulti a stretto contatto. Questo cagiona un danno non indifferente!

E’ necessario procedere alla rimozione annotando l’ordine dei vari cablaggi , perchè purtroppo lo schema del Voxson H201 oggi è introvabile (diversamente da quello del successore H202 e 302/305 che si recupera senza grosse difficoltà)

Il passo successivo è sincerarsi quindi sui danni : Si dovrà controllare accuratamente tutta la componentistica  e procedere con la sostituzione di quella compromessa dall’ossido e dal tempo.

Tranne i condensatori di filtro Sprague Creas ( che con molta facilità li troverete in efficienza) , il resto delle capacità a bordo , di marca Ducati e non , andrà sostituita senza indugio 😀

Le parti interessate dalla corrosione del cablaggio vanno smontate e pulite accuratamente ove possibile .

il telaio va spazzolato fino alla completa eliminazione di ogni traccia d’ossido! Senza questa attenzione ,essa continuerà indisturbata a procedere nel tempo.

Commutatori e interruttori vanno disossidati , poi ricablati.

La componentistica si sostituisce quando presenta i reofori  corrosi: Questo perchè il deterioramento “corre” all’interno del materiale invalidandolo .

Le quattro resistenze NTC (due per canale) responsabili della regolazione nella corrente di riposo ,  sono rinchiuse in un contenitore plastico riempito di paraffina .

La paraffina si rimuove scaldandola ; Fatto questo , si verifica il funzionamento ( dovrebbero marcare circa 50 ohm a T° ambiente di 23 gradi)  . Se ok , si ripristinano i cablaggi su tutte e quattro.

E si chiudono quindi con nuova paraffina (colorandole per separare chiaramente i due canali senza fare confusione)

Certi “lavori del menga” sono a volte comodi per domare il *disordine* interno , semplificando il giro di certi vari cavi , portando all’interno una parvenza di disciplina! 😉

Anche l’occhio diciamo vuole la sua parte 😉

Conclusioni sul finire :

 

Purtroppo non sarà un amplificatore per tutti , mi spiego meglio  : Il grosso problema dei cablaggi deteriorati difficilmente vi farà trovare qualche centro di riparazioni che si prenderà la briga di ripristinarvelo ( E ammesso che lo troviate, preparatevi al salasso , perchè di ore lavorative ne occorrono parecchie , per un lavoro come si deve) .

Se avete nelle vostre cerchie di amicizie qualche amico tecnico potete provare “ad imbarcarlo” nell’impresa (sperando rimanga poi ancora vostro amico 😀 ) . Purtroppo è un gran peccato! La sua tipologia di progetto a trasformatori , lo fa suonare con un timbro affabile che ricorda da vicino la timbrica di un buon valvolare senza i difetti di quest’ultimo . Benchè sia conscio rimanga un oggetto di nicchia , sarebbe stato brutto non ricordarlo degnamente ; Visto cosa ha rappresentato la Voxson negli anni ’60  !

 

Un caro saluto e alla prossima!

 

Andrea Moltisuoni

 


Link per saperne di più sull’argomento :

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Voxson

https://www.facebook.com/groups/142685826394408

https://curiosando708090.altervista.org/voxson-elettronica-anni-60-1952-1987/

 


NOTA BENE:

I TESTI e LE FOTO PRESENTI SUL SITO SONO PROPRIETA’ INTELLETTUALE RISERVATA … Ogni utilizzo a sproposito sarà perseguibile secondo legislatura vigente.


DISCLAIMER :

 

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica e viene aggiornato senza alcuna scadenza periodica. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001. Alcune immagini sono tratte da internet (ove dichiarato) , ma se il loro uso violasse diritti d’autore, lo si comunichi all’autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione. L’autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. I commenti dei lettori, sono soggetti a moderazione.

 


 

Un caro ringraziamento al mio amico Desio S. per questo esemplare!

Cabre AF22

CABRE AF22 MOLTISUONI

E’ un veloce spolvero nella memoria, quello di oggi , sugli albori della nota casa Torinese . Si tratta dell’anno 1974 e sul nostro territorio era in pieno fervore la “golden era” dell’Hifi.

CABRE AF22 - MOLTISUONI 2

Incontrastati mattatori di questa corsa all’oro ,erano indubbiamente i Giapponesi ,favoriti dal rapporto qualità prezzo delle loro realizzazioni . Ciò nonostante , la nota capacità degli italiani di sfoderare (almeno all’epoca) idee innovative non mancava all’appello…questa “avanguardia” la dobbiamo a noti marchi quali Galactron, Hirtel, Perser, Hiletron,RCF e per l’appunto , la Cabre.

CABRE AF22 - MOLTISUONI - 3

Cabre nasce nel 1970 , e ben presto forma la D.A.F. (Divisione Alta Fedeltà) dalla quale per l’appunto,nasce anche l’amplificatore integrato AF22 (assieme poi al modello AF21 e seguito dal più performante AF23) di cui parlerò in questo articolo. Diversamente da molte altre aziende purtroppo scomparse, la Cabre è attiva ancora oggi con realizzazioni di pregio apprezzate in buona parte del globo e con un’ottima quanto disponibile assistenza tecnica.

Il mio proviene al solito dalla piattaforma ebay, acquistato non funzionante e in carenti condizioni, è stato oggetto di ripristino durato una “paiata” di mesi, le manomissioni al suo interno erano assai pesanti e poco ortodosse….. Le tre foto sotto ne sono un antipasto, ho dovuto in pratica ricostruire in toto i due amplificatori !

Caratteristiche tecniche Cabre AF22 :

 

Potenza nominale : 55 watt per canale su 8Ω ( stereo , entrambi i canali pilotati in banda passante )

Banda passante : 20Hz to 20kHz

Distorsione armonica alla potenza nominale : 0.2%

Fattore di smorzamento : 40

Ingressi : 2 giradischi MM , 1 coppia di microfoni dinamici , 1 Tuner , 1 Ingresso ausiliario (AUX) , 1 registratore.

Sensibilità ingressi : 1.6mV (micro), 2.8mV (MM), 190mV (DIN), 190mV (linea rca)

Rapporto segnale / disturbo : 60dB (micro), 65dB (MM), 75dB (linea)

Uscite : Un loop per registratore (190mV din+rca), uscita pre-out  (850mV) — Due coppie di diffusori selezionabili A / B / A+B. — Cuffia 32-600 ohm — due prese outlet 220v , di cui una comandata.

Semiconduttori  impiegati : 30  transistor , 23 diodi  (di cui 2 diodi zener) , 2 led , 1  integrato LM723 per le tensioni di servizio

Dimensioni : 460 x 340 x 160mm

Peso netto : 13 kg

 

Costruzione interna e dotazioni :

 

cabre af22 - moltisuoni 33

Molto pesante e imponente, vi è davvero poco uso di plastica in questa realizzazione : Manopole (tornite dal pieno!) e frontale sono in alluminio ,quest’ultimo anodizzato color ottone ; Mentre il telaio fa uso di lamiera debitamente piegata e rinforzata da nervature meccaniche. La sezione di alimentazione conta sulla presenza inusuale ,di un integrato LM723 impiegato per stabilizzare (+30v) le tensioni di alimentazione del preamplificatore e della sezione RIAA .

L’amplificazione può contare su una capacità totale (in origine) di 10.000uF , taglio  grossomodo corretto per la potenza erogata.

I due amplificatori hanno dissipazione indipendente e costruzione modulare, aspetto che ne facilita discretamente la manutenzione in caso di guasti. Peccato solo non si sia optato per un connettore a pettine.

Si adotta uno schema classico in configurazione “quasi complementare”  con la sezione di linea in classe A senza amplificatore differenziale , flottante rispetto alla massa telaio e moderatamente controreazionato in locale . Presenti le protezioni elettroniche in corrente a limitazione di eventuali situazioni pericolose per i transistor finali.

cabre af22 - moltisuoni 23

Assai ricca la dotazione di controlli presenti sul frontale del Cabre AF22 : Cito dapprima il comodissimo Loudness ad intervento continuo (aspetto poi ripreso da Yamaha nei suoi amplificatori, chissà se furono inspirati ?)

I controlli di tono sono separati sui due canali permettendo correzioni individuali. Presenti i comodi filtri subsonico e ultrasonico e ,citazione degna di nota, il controllo di sensibilità per la cuffia , per adattare meglio la corsa del volume.

Presenti due piccoli led indicano l’insorgenza dei primi fenomeni di “tosatura” delle sinusoidi . Dietro di loro vi è un semplice circuito a soglia di tensione , pertanto non viene rilevata direttamente la distorsione , ma il raggiungimento della tensione nominale corrispondente ai 55W su 8 ohm

La protezione dei diffusori dalle anomalie eventuali sullo stadio finale è garantita da una coppia di fusibili da 3A : Infatti, pur nonostante sia presente un relè di commutazione sugli altoparlanti, questo è solo un mero ritardo per non sentire il transitorio di accensione. Non ha nessuna circuitazione di rilevamento CC sulle uscite…unica vera pecca dell’apparecchio.

 

Modifiche e upgrade (consigliati) :

 

Il Cabre AF22 è ben costruito nel suo complesso ed è un apparecchio certamente appetibile anche odiernamente , tuttavia il porre in essere alcune modifiche lo rendono potenzialmente migliore , a discapito di perdere un qualcosa sul piano dell’originalità (ognuno di voi sceglierà in base alle proprie conoscenze e in base al proprio giudizio , il dafarsi…io proporrò solo uno spunto di traccia al miglioramento)

CABRE - MOLTISUONI

 

Connettori RCA pannello posteriore :

Gli originali, come in molte apparecchiature italiane, sono direttamente saldati alla scheda madre. Questo nel normale utilizzo e col tempo cricca le saldature sino al distacco della presa RCA

Una modifica importante e conveniente, consiste nella sostituzione con elementi a vite filettata, allargando il foro presente e ripristinando il collegamento alle piste con corti spezzoni di filo stagnato

 

Condensatori di filtro :

La componentistica impiegata sul Cabre AF22 è di buona fattura. I condensatori di filtro ICAR ,li troverete quasi certamente ancora in tolleranza e funzionanti. Tuttavia l’incremento da 5000uF a 6800uF per ogni ramo ,permetterà il vantaggio di un maggior margine dinamico senza dover intervenire nella sostituzione dei diodi sul ponte raddrizzatore.

 

Circuitazione antibump :

Come detto poc’anzi, quello montato di origine sul Cabre AF22, prevede solo un certo ritardo nell’inserire i diffusori all’atto dell’accensione. Non rileva nessun offset potenzialmente pericoloso, ne tantomeno salva da una severa avaria dei transistor finali.

Il rimpiazzo con un moduletto DIY presente su aliexpress a pochi euro, basato sul celeberrimo circuito integrato uPC 1237 ,permetterà di colmare il grave gap . L’alimentazione verrà parimenti prelevata nel medesimo punto dove il circuito originario trae energia. Trovate il link a fondo pagina

 

Potenziometro Volume :

La presenza in cascata (circuitalmente parlando) del controllo Loudness e del controllo di Bilanciamento canali destro/sinistro , pone l’obbligo dell’utilizzo di un potenziometro con ridotto scartamento tra i canali, pena di non accusare uno sbilanciamento nel normale ascolto alle varie posizioni del volume, specie ai primi mm di corsa dallo zero . Ormai gli Alps blindati sono  diventati abbordabilissimi, con 10€ lo prendete munito della propria basetta di collegamento in vetronite per fare un lavoro pulito e ordinato. Anche per questo componente , trovate il link a fondo pagina.

 

Conclusioni e pareri :

 

Come spesso ribadito, spesso anche in altre occasioni, il Cabre AF22 è un pezzo da possedere se avete la passione delle apparecchiature nostrane. Ha un suono molto equilibrato e soprattutto non si piega nell’uso con diffusori difficili, ancor meno se avete upgradato la sezione di filtro . L’impostazione classica, unito al buon numero di ingressi lo inserisce facilmente in ogni catena già di un certo pregio. I suoi 55watt permettono una efficace sonorizzazione ed hanno la “giusta” riserva dinamica su ogni genere musicale. La costruzione è quella di un carro armato e i suoi 13 kg sono li a ricordarlo…unico neo è la dimensione , scelta fuori standard ai canonici 43cm …. Questo aspetto può essere un piccolo problema se inserito all’interno di un mobilio dedicato.

 

Un caro saluto…..Andrea M.

 


 

Per saperne di più :

 

http://www.cabrehifi.com/page.php?page=201

https://www.hifiengine.com/manual_library/cabre/af-22.shtml

http://www.cabrehifi.com/storico.php?prod=901

https://it.aliexpress.com/item/32761586422.html?spm=a2g0s.9042311.0.0.27424c4dM3y5J6

https://it.aliexpress.com/item/32870866654.html?spm=a2g0s.9042311.0.0.27424c4dM3y5J6

 

 


NOTA BENE:

I TESTI e LE FOTO PRESENTI SUL SITO SONO PROPRIETA’ INTELLETTUALE RISERVATA … Ogni utilizzo a sproposito sarà perseguibile secondo legislatura vigente.


DISCLAIMER :

 

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001. Alcune immagini sono tratte da internet (ove dichiarato) , ma se il loro uso violasse diritti d’autore, lo si comunichi all’autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione. L’autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno rimossi

W il registratore a cassette !!!!

aa

W il registratore a cassette!!! Dopo il vinile , oggi sta pian piano riprendendo vita anche il registratore a  cassetta . Follia del momento oppure un ritorno prepotente alla ragione ? Di seguito alcune considerazioni su queste simpatiche macchine analogiche da parte dello scrivente , dirette soprattutto a chi questa epoca per ragioni anagrafiche non l’ha vissuta!

 


Un pò di storia sulle “compact cassette” prima di parlare di registratori a cassetta :

 

Chi è nato negli anni 2000 o poco prima, non ha potuto viversi l’epoca delle “Compact Cassette” , quindi questa breve digressione spero vi verrà comoda.  Si deve partire considerando che negli anni ’50 sino ad una prima parte dei ’60 , l’ascolto e la registrazione su nastro in ambito amatoriale/casalingo avveniva praticamente solo su “gelosini” et similia a bobinette con una banda passante (quando andava bene) di 90-7000hz

Nel 1962 la Philips ,quella del cd,  pensò e brevettò un sistema denominato “a cartuccia di nastro” che permetteva la rapida intercambiabilità della medesima nel lettore garantendo un elevato grado di “portatilità” . Ci arrivò sulla stessa conclusione anche la RCA  circa quattro anni prima (1958) con la “Sound Cartridge” , di dimensioni tutt’altro che portatili , aspetto che frenò da subito la diffusione .

Philips mise quindi a punto un modello denominato appunto : Compact Cassette … e almeno nelle prime intenzioni era un sistema concepito solo per i dittafoni

Molti costruttori tuttavia si resero subito conto delle potenzialità di questo neonato “supporto”. Non ci volle quindi molto perchè spuntassero presto sul mercato fior fior di registratori , che sbarazzarono in un sol  colpo anche le concorrenti ( nate nel 1966 ) cartucce “stereo 8” allora in gran voga specie sulle autovetture ( Su wikipedia nel link a fondo pagina, trovate tutte le info al riguardo di questo poco compreso , quanto valido e sfortunato supporto)

Stessa motivazione di praticità colpì purtroppo anche le interessanti Elcaset , frutto della joint venture di Matsushita / Sony / Teac che vide la luce nel 1976 .

Parenti strette (in termini dimensionali) delle Sound Cartridge di RCA , ma nettamente molto più performanti , conobbero solo un risicato bacino di affezionati nonostante prestazioni comparabili a quelle di un buon open-reel (anche qui su Wikipedia trovate ampie delucidazioni su tale supporto) . Ancora una volta le contenute dimensioni delle compact cassette  risultarono un asso vincente su ogni altro formato.

Fu dunque il boom incontrastato delle cassette , sia vergini , sia già pre-registrate di fabbrica. Ognuno, per la prima volta nella storia,  aveva la possibilità di maneggiarle senza combinare disastri ed erano affidabili (fintanto si faceva manutenzione al lettore) quanto facili da portarsi in giro . Nascevano da qui  , i primi riversamenti da vinile a cassetta e di conseguenza ognuno si poteva comporre la propria cassettina coi brani preferiti … Pensate sempre agli anni in cui si era prima di considerazioni “cattive” dettate dalle odierne comodità di cui disponiamo 😉 . Non per ultimo le cassette erano spesso il pretesto galeotto per far breccia sul “gentil sesso” , specie se con una sdolcinata dedica nella “inlet card” :  il bugiardino dove si scrivevano i titoli delle canzoni sul lato A e B della cassetta 😉 🙂

Agli albori le “CC” avevano al loro interno  nastri semplici : Erano infatti disponibili solo quelle all’ossido di Ferro ( nastro Tipo 1) . Successivamente il favorevole consenso del pubblico portò a nuove formulazioni chimiche per migliorare le performance :Si arrivò ben presto dunque alle cassette al  biossido di Cromo (nastro Tipo 2) , al Ferro / Cromo (nastro Tipo 3 , abbandonato quasi subito ) e al Metal ( nastro Tipo 4) con qualità crescente in termini di prestazione e dinamica . Spuntarono quindi di logica  i ” Tape selector ” sui registratori per una corretta interfaccia nastro-macchina anche se il loro utilizzo non è sempre stato osservato dall’utente finale in maniera scrupolosa…. C’est la vie 🙂

L’evoluzione nei nastri fece parallelamente progettare ai costruttori nuove e performanti macchine in grado di poterli registrare al meglio ( Ma guarda un pò 😉 il solito indotto già visto nel mondo dell’ hi-fi home vs car … ). Nella decade tra gli anni ’70 e gli anni ’80 sono stati concepiti i migliori registratori a tutt’oggi ! Oggetti di costruzione lodevole , capaci di coprire lo spettro acustico tra 20 e 20000hz con margini dinamici superiori ai 60 dB , ampiamente capaci di contenere  un vinile o una fonte teoricamente più raffinata come il  “ciddì”  .

Il rovescio della medaglia in questa tecnologia è dato principalmente dal fruscio : Generato nel 40% dal contatto nastro-testina ,un 30% dal telaietto della cassetta stessa ospitante le bobine e per un buon 10-15 % dalla parte elettronica deputata all’amplificazione . Per questo motivo è d’uopo trovare quasi sempre su molti registratori , alcuni sistemi atti a cercare di ridurre il rumore in maniera più o meno efficiente : Nomi come Dolby , DNR , DBX sono più o meno conosciuti a tutti . Lo vedremo poi dopo 😉

Oggi sulla piazza dell’usato v’è ne sono per tutte le tasche … Esistono ciofeche clamorose come eccellenze . Nella via di mezzo ? Vi sono un numero pressochè indefinito di deck validi : Le variabili di scelta sono legate all’aspetto estetico, alla costruzione , alla marca (!) e alle caratteristiche tecniche che vanno consultate a priori di un futuro acquisto . In linea di principio è un “buon deck” quello che con un nastro metal copre i 30-20000hz senza problemi nella maschera +/- 3dB.

Deve possedere almeno un sistema di riduzione del  rumore (meglio se due) e ampi strumenti per leggere il livello di registrazione (analogici o digitali è indifferente anche se i secondi vantano l’assenza di inerzia risultando più veritieri nell’indicazione ) . Il vano cassette è vantaggioso sia illuminato per vedere a colpo d’occhio il nastro rimanente .Per  il sistema di trasporto si può spaziare da un buon robusto sistema meccanico a tastiera fino a quelli servoassistiti da un microprocessore . Una ricca “Gooogolata” o un giro su Facebook (nei forum dedicati 😉 ) vi aiuterà a capire qualità e pregi prima di procedere all’acquisto di un simpatico registratore.

 


Registratori a cassette … vizi e virtù :

 

Prima di dire tante altre cose, inizio col fare una precisazione: Nell’ipotesi di un potenziale acquisto, girate alla larga dalle doppie piastre e dai registratori con autoreverse (sia esso con testina fissa a 4 tracce  o con testina rotante) . Le prime sono sempre frutto di compromessi anche nei top di gamma ,quindi sono da evitare

Le seconde invece il gran pregio del non girare la cassetta, ma si paga lo scotto non indifferente di una scarsa precisione nella lettura e registrazione del nastro . Situazione che vi condannerà ad ascolti perennemente cupi e privi di grinta  (per errore azimuth … lo leggerete più avanti). In quelli con testine a quattro tracce è invece l’interferenza di “crosstalk” a creare fastidi e echi fantasma tra lato A e lato B.

Sistema a due testine autoreverse rotanti
Sistema autoreverse con testina fissa a 4 tracce

Nel mondo degli “autoreverse” esiste comunque  qualche eccezione alla regola (leggi UDAR di Nakamichi)

Nakamichi RX505 ,uno dei pochi deck autoreverse a rovesciamento di cassetta

Nell’arduo compito della scelta del proprio registratore a cassette vanno  evitate le macchine troppo vecchie , dei primi anni 70 , affette generalmente da un suono chiuso e papabili di un usura che renderebbe necessaria una revisione a fondo delle parti meccaniche.


Caratteristiche tecnico-meccaniche nei registratori a cassette :

 

  • Meccanica di trascinamento del nastro

Le meccaniche nei deck a cassetta si dividono in tre nette categorie : 1) Manuali. 2) Con sistema meccanico di “assistenza” e per ultimo 3) con sistema “logico servoassistito” .

Le prime sono relegate normalmente a deck economici ( o apparecchi portatili / boombox) che badano al sodo . Hanno una tastiera meccanica per comandare le funzioni e normalmente hanno un motore singolo che muove il tutto . Se costruite con i sacri crismi   sono praticamente eterne anche se costringono a qualche manovra scomoda in termini di forza impartita sui tasti .

Le seconde sono simili alle prime ma si sfrutta il -momento torcente- del volano interno per alzare il castelletto delle testine o per azionare i comandi Rew e F.Forward . La tastiera è meccanica ma rinvii e ingranaggi a camme sfruttando l’energia cinetica immagazzinata nel volano del capstan  per azionale le funzioni  con minimo sforzo da parte dell’utente.

Retro di una meccanica “soft touch”

Questa tipologia di meccanica prende il nome di “Soft Touch” ,  e anche in queste si ha un solo motore . Quest’ultimo, è sempre in funzione anche con macchina a riposo (Stop) per poter essere subito pronto ad ogni comando impartito . Potete accorgervi se siete davanti a un registratore con questa meccanica osservando nel vano cassette il capstan, che ad apparecchio acceso sarà sempre in movimento .

Il terzo sistema è invece appannaggio di apparecchi più costosi . E’ normale trovare in queste realizzazioni , 2 o più motori dediti alle varie funzioni della meccanica più un certo numero di sensori e solenoidi . I vari “ordini” (FF-REW-PLAY-REC-PAUSE-STOP) sono impartiti questa volta su una tastiera elettronica gestita da un microprocessore che aziona in sequenza corretta i motori  e gli attuatori nulla meccanica   . La dicitura “Feather Touch – Full logic transport ” individua quei registratori muniti di questo  genere di azionamenti.

Ricordatevi una cosa : La parte costosa è data sempre la meccanica e non l’ elettronica . E’ sempre meglio preferire una macchina manuale ma ben costruita rispetto ad  una “ciofeca” economica con comandi elettronici servo-assistiti. Detto questo, le funzioni automatizzate di norma sono appetibili per precisione di funzionamento se tutto è costruito con senso .

Esempio di eccellente meccanica papst in pressofusione a 3 motori

Vi capiterà infine di trovare alcuni apparecchi che sfruttano un mix dei tre metodi maestri sopra elencati : Sono generalmente meccaniche senza lode ne infamia ma nascono  sempre dal frutto di compromessi che strizzano un occhio all’economia 😉


  • Numero di Testine :

Un registratore a cassette può impiegare un sistema a due o tre testine : Vanno di norma preferiti i registratori a 3 testine per qualità di registrazione (fisicamente una per ogni funzione : Cancellazione , Registrazione e Audizione ) . Ad ogni modo,  molti 2 testine sono assai dignitosi e mantengono  una qualità sonora elevata senza svenarsi economicamente se costruiti coi sacri crismi . Un 3 testine ha dalla sua il vantaggio nella semplicità di  calibrazione del bias possedendo la funzione “monitor” che permette una valutazione in tempo reale della registrazione che si stà effettuando.

Meccanica a tre testine e sistema di trasporto a doppio capstan

Nei due testine preferite sempre apparecchi con teste a profilo iperbolico : Permettono una maggiore pressione del nastro per mm2 guadagnando in rapporto S/N e dinamica.

Meccanica a due testine (lettura e scrittura iperbolica) e capstan singolo

Le testine montano di norma su un supporto chiamato “castelletto o ponte ” che le traghetta su e giù verso il nastro . E’ importante che questo particolare meccanico sia di buona qualità : Preferibilmente di alluminio . Se vedete plastica , sappiate che avrete a che fare con una meccanica economica  . “La” oppure “Le” testine hanno una ben definita quota di parallelismo (azimuth) rispetto al nastro, valore tarato in fabbrica che è indispensabile non mutui nel tempo . Da qui nasce il perchè di scegliere un castelletto fatto bene 😉


  • Capstan e sistema di trasporto :

In ogni registratore a cassetta , la costante velocità del nastro è data dal capstan . Assicuratevi sia sempre alloggiato su bronzine di ottone con supporto in alluminio . Girate alla larga da meccaniche con tale sede in plastica

Ad esso ( insieme alla frizione sulla bobina creditrice e al pinch roller) si deve il corretto contatto testine-nastro e tutto quello che ne consegue in termini di prestazioni soniche .

Data quindi l’importanza di questo dispositivo , diversi costruttori hanno dotato le loro macchine  del doppio capstan , in modo da avere sempre una tensione stabile del supporto magnetico sul ponte delle testine.

Questo metodo è tuttavia da preferire SOLO se la meccanica è stata costruita maniera impeccabile . Basterà infatti un banale disallineamento tra capstan “debitore” e “creditore” o uno sfasamento di rotazione tra i due per aver nastri perennemente cupi e stropicciati . Di conseguenza questo metodo è impensabile trovarlo su macchine economiche ed è normalmente appannaggio di registratori a cassette a 3 testine.


  • Sistema di riduzione del rumore :

Il nastro , muovendosi e nel contatto con la testina , genera fruscio. A questo si deve aggiunge il rumore del “case” che ospita le bobinette di nastro a cui va poi sommato il rumore “elettronico” generato dalla parte amplificatrice del registratore . Esistono per questo motivo, numerosissimi sistemi di riduzione per contrastare tale “piaga” 😀 . Quasi tutti si basano sul processo di codifica e decodifica del segnale ,applicando una compressione nella registrazione e una “decompressione” durante la lettura .Questo porta ad un innalzamento del rapporto S/N …Non ne esiste uno migliore in assoluto , ognuno aveva i suoi “pregi&difetti” . Di seguito uno specchietto dei più noti presenti nei registratori a cassetta (altri metodi saranno volontariamente omessi in quanto non compaiono sulle macchine a nastro per uso “amatoriale”)  :

moltisuoni - dolby b

Sistema Dolby B (1968) : Il più diffuso in assoluto , migliora il rapporto segnale disturbo di quasi 10dB e proviene dal mondo professionale del Dolby A . Richiedeva una perfetta calibrazione di rec level e bias per funzionare decentemente senza “tagli” agli estremi acuti del programma musicale. Esistevano varianti per l’utilizzo con vinili e radio FM  (Dolby FM) . Il gran vantaggio era racchiuso nella caratteristica che un nastro registrato con tale metodo poteva essere riprodotto su apparecchi non dolby , intervenendo solo sui controllo di tono . Dal 1979 in poi sui registratori a cassette verrà solo impresso il logo “dolby NR” , ma è sempre riferito al sistema “B”. Il medesimo era spesso  impiegato in ambito “video” sulla tracce audio stereo delle cassette VHS

Sistema Dolby C (1980): Migliore rispetto al B ,con il quale viaggia sempre in coppia , guadagna altri 6dB in rapporto segnale disturbo (arrivando quindi ad un reale15-17dB S/N)…meno incline alla perfetta taratura della piastra in funzione del nastro tollera la riproduzione su apparecchi non “dolby” senza marcate storpiature del suono.

Sistema Dolby S (1989) : Univa i vantaggi del dolby C e del Dolby SR (utilizzati prevalentemente in ambiti professionali) garantendo una attenuazione del fruscio da  un minimo di 10dB sino a 25dB nelle migliori condizioni . Il vantaggio  era la possibilità di essere decodificato anche da macchine più anzianotte provviste del solo Dolby B traendone comunque beneficio sonico. Ebbe vita assai breve in quanto sviluppato verso la fine del 1989 . L’attenzione era ormai sui cd-player e i registratori incominciavano ad essere visti come sorgenti secondarie.

DBX (1971) : Sistema celebre per l’elevato rapporto S/N (>95dB) , di solito è appannaggio di piastre d’alta gamma quanto di registratori a bobine . Due gli svantaggi principali : Il vincolo di dover essere tarato su ogni sorgente audio per una perfetta funzionalità e il limite posto nei nastri registrati che andavano parimenti riascoltati su apparecchi provvisti di tale riduttore !

Super ANRS (1972) : Proprietario della JVC , ha un margine di riduzione di circa 7/8 dB nella prima versione e circa 13-15 dB nella successiva “Super ANRS” (1977) . Nato principalmente come fermo oppositore al dolby B aveva il vantaggio di essere meno legato alla taratura nastro/macchina rispetto al rivale americano. Per titolo di mera curiosità : Sul finire del 1980 la JVC concederà le royalities alla Dolby mettendo la parola “fine” al suo riduttore di rumore!

DNR (1981) : Marchio registrato dalla National/Panasonic  ma fu in origine Philips a svilupparlo dieci anni prima (Si chiamava allora DNL , acronimo di : Dinamic Noise Limiter). Agisce in sola lettura attenuando l’estremo acuto del programma musicale al di sotto di una certa soglia . Ha il pregio della versatilità e può essere applicato a sorgenti comuni quali vinili o radio senza bisogno di codifica . Curiosità : Era nato agli albori come “riduttore di rumore” per linee telefoniche….

HighCom (circa 1974) : Invenzione costola in parte del  Telefunken Telcom C4 a firma del binomio Telefunken/Nakamichi. Nelle sue varie revisioni è arrivato ad avere un attenuazione sino a 25 dB…Efficiente ed equilibrato non ha conosciuto una diffusione eclatante se non su macchine tedesche e altrettante del celebre casato nipponico . Esistevano varianti per poterlo utilizzare con sorgenti terze quali vinili e trasmissioni FM . Metodo di riduzione molto tecnico e performante .

Super D (1979) : Sviluppato da Sanyo / Fisher permetteva un incremento  S/N di circa 40dB di media con picchi di oltre 90dB…rispetto al DBX era meno invasivo ,rendendolo più gradevole con certi generi musicali quali la “classica”. Andava calibrato sul segnale musicale per un efficace intervento ed era necessaria la riproduzione su apparecchi provvisti di tale riduttore.

ADRES (Circa 1978) : Sistema proprietario della Toshiba , permetteva una riduzione utile del rumore intorno ai 30dB su tutto lo spettro audio. Ha avuto un successo risicato nonostante le ottime prestazioni soniche. Andava (come il DBX ) tarato in funzione della sorgente per un perfetto funzionamento. Riduceva altrettanto bene il rumore dei vinili nelle applicazioni stand-alone ,anche se a dir la verità perlomeno qua in Italia ,dischi codificati in Adres non se ne sono mai visti in giro .

w il registratore a cassette - moltisuoni

Cito poi per ultimo il sistema EX-KO che era prerogativa di alcuni apparecchi ungheresi e di alcune produzioni  autoctone della germania dell’est…. In buona sostanza , clone riconducibile come efficacia ai sistemi Dolby B / ANRS

A tutti i riduttori di rumore c’è sempre affiancato un filtro “MPX” : Questo elimina la portante stereo pilota a 19 Khz quando si registra dalla radio per non “ingannarne” il funzionamento . E’ sempre preferibile sia disinseribile da fronte o retro apparecchio per non strozzare la gamma alta del programma musicale inutilmente quando si registra da fonti diverse dalla radio .


  • Vu-Meter :

Ogni registratore a cassette che si rispetti deve avere a bordo un “modulometro” , ovvero un interfaccia uomo-macchina che permetta di valutare correttamente l’intensità del livello di registrazione per evitare l’inevitabile saturazione del nastro… al secolo ? Il VU-Meter!

Due famiglie prevalentemente: Gli analogici ad ago e i digitali a settori (siano essi lcd o fluorescenti).

Il fascino di un vu-meter ad ago è indiscusso! Tuttavia più grande è , più inerzia accumula restituendo quindi una lettura falsata riguardo l’ampiezza del segnale che state registrando.

I display digitali ( o a led) aggirano il problema dell’inerzia avendo tempi di risposta inferiori ai 0.5mSec , dal canto loro  meno scenici . Qui vi sono principalmente due sottocategorie : A cristalli liquidi e a tubo fluorescente vfd (antenato dell’occhio magico a riscaldamento diretto).

Entrambi sono buoni metodi di lettura, ma i secondi emettendo luce sono di più facile lettura rispetto agli LCD ,quindi da preferire.

 

  • Selettore nastri e Bias:

Quasi tutti i registratori a cassette posseggono sempre un selettore nastro : Scegliete coloro che danno la possibilità di registrare tutti e 4 i tipi di nastro. In macchine pre 1980 non troverete la posizione Metal.

Molti registratori a cassette possiedono il controllo esterno del bias (che permette una escursione del +/- 5 % )  . Questo comando è utile per cercare di ottenere una copia del nastro quanto più vicina all’originale…Particolare da preferire anch’esso nel discorso di un futuro acquisto!

w il registratore a cassette - moltisuoni

Il Dolby HX-Pro infine era un circuito che migliorava la dinamica di registrazione modulando la corrente di bias in funzione del programma musicale .

Non va quindi confuso con i riduttori di cui sopra si parlava perchè non lo è!

 


Manutenzione :

 

  • Pulizia delle testine e organi guida nastro

Le testine vanno  pulite (capstan compresi)  nell’intervallo medio ogni 15/20 ore di ascolto e in generale prima di ogni registrazione . Per espletare queste operazioni si utilizza un buon alcool isopropilico e i comuni cottonfioc , perfetti per questo scopo! Vanno inumiditi e passati sulle parti meccaniche asportando ogni residuo lasciato dal nastro.

Attendete sempre un tempo ragionevole di asciugatura prima di riascoltare nuovamente un nastro  . Scontato ma …. non troppo!  Dimenticate i troppo comodi sistemi a cassetta : Nessuno di essi riesce a restituire i risultati di una buona “pulizia” manuale !!

 

  • Demagnetizzazione del gruppo testine:

Di norma dopo molte registrazioni è possibile un inizio di magnetismo…ciò è normale quanto fastidioso perchè penalizza le alte frequenze.  Smagnetizzarle ogni tot ore di lavoro (80 in genere) è quindi una manutenzione anch’essa contemplata . Esistono anche qui ,comodi accessori “demagnetizzanti” fatti a compact cassette … Evitateli come la peste !

Per procedere bisogna procurarsi un idoneo smagnetizzatore a 220v. A registratore rigorosamente spento si apre il vano cassette (meglio senza sportellino ,opzione consentita dalla maggioranza dei deck)  e fatto questo , avvicinando i suoi “becchi” alle testine lo si accende –senza che essi abbiano mai a toccare nessuna parte o componente del registratore– . Partendo da sinistra con passaggi lenti , a moto rotatorio lo si fa traslare verso destra , “coprendo” la superficie delle testine. La procedura deve durare 10-15 sec e poi ci si allontana(sempre da acceso, mi raccomando) fino ad una distanza raccomandata , circa 60-80cm dal registratore, e lo si spegne . Cosa succede se non fate alla lettera quanto sopra? Magnetizzerete ulteriormente le testine 😉

Nota bene :  Lo smagnetizzatore è che un grosso elettromagnete discretamente potente! Evitate di avvicinarlo ai Vu-meter analogici e in genere ad oggetti sensibili ai campi magnetici .

Il principio di smagnetizzazione si basa sulla coercizione data dal potente campo magnetico generato dall’elettromagnete a cui vengono “immerse” le testine : allontanandolo porterete via il magnetismo residuo in una sorta di ciclo d’isteresi.


Sul finire…..

 

Ometterò volontariamente i costruttori da consigliarvi . Le variabili in gioco sono molte e questo aspetto lo dovrete dunque valutare Voi stessi facendo un minimo di ricerca .

Più avanti,vi spiegherò quali migliorie possono essere messe in atto su un registratore , affinando tarature e componentistica!

 

Un caro saluto a tutti e a presto !!!

 

Andrea

 


NOTA BENE:

I TESTI e LE FOTO PRESENTI SUL SITO SONO PROPRIETA’ INTELLETTUALE RISERVATA … Ogni utilizzo a sproposito sarà perseguibile secondo legislatura vigente.


Disclaimer :

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica e viene aggiornato senza alcuna scadenza periodica. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001. Alcune immagini sono tratte da internet (ove dichiarato) : Se il loro uso violasse diritti d’autore, lo si comunichi all’autore del blog che provvederà alla rimozione. L’autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. I commenti dei lettori, sono soggetti a moderazione.

 

 


Link per saperne di più sull’argomento:

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Musicassetta

https://it.wikipedia.org/wiki/Registratore_a_nastro

https://it.wikipedia.org/wiki/Stereo8

https://www.facebook.com/groups/musicaanastro

https://www.facebook.com/groups/393797334561691/?modal=false&should_open_composer=false

 


Dedicato a mia mamma Martina.

 

 

 

Ferragosto 2020

Dopo periodi poco sereni per tutto quello che è accaduto in questi mesi scorsi , almeno oggi l’augurio di una bella giornata spensierata in compagnia della buona musica, della famiglia e degli amici più cari!

A presto

Andrea Moltisuoni

 


Per saperne di più sul ferragosto :

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Ferragosto

 

 

Philips Match-Line 22AV1993

L’anno nuovo lo battezzo con un i Philips Match-line 22AV1993! Un curioso sistema di altoparlanti a forma piramidale ed emissione omnidirezionale , parte integrante della serie “Match-Line” audio-video di Philips.

Nascevano come satelliti da affiancare a due unità sub-woofer . Possono però  essere usati come sistema a se stante ponendo in essere poche , ma mirate , modifiche atte a migliorare seriamente le qualità soniche!

moltisuoni - philips match line 22av1993 -2

E’ oltretutto una buona occasione per “giocare” con un sistema omnidirezionale senza svenarsi : Ciò permette di farsi una idea precisa sui pregi e difetti che tale sistema offre , per poi passare un domani a progetti più ambiziosi !

Photo courtesy: MFB Freaks.nl

Meritano senz’altro un plauso per il loro insolito design a piramide , che ben si presta ad una integrazione in qualsiasi odierno salotto…


Costruzione , altoparlanti …. smontaggio!

 

Dal basso si svitano le quattro parker a croce , e la piramide di rete nera viene via , lasciando a nudo il cabinet che ospita woofer e tweeter. Il volume interno  è di circa 1,5 litri al netto.

Altre 6 viti (Cerchiate in rosso…Due sulla flangia tweeter e quattro sulle flange del Woofer) e il tronco di piramide  si apre in due semi-metà .

I foam del woofer sono  belli marci , ma si sà, Il tempo non è galantuomo !  All’interno un primordiale filtro cross-over provvede al taglio frequenze nei due altoparlanti.

Si tratta di un semplice filtro passa alto a 6 dB per ottava ( A dirla tutta in realtà la cella del tweeter ha un comportamento in pendenza riconducibile ad filtro del terzo ordine) con i cut-off fissati in 200hz per il woofer e circa 9000Hz per il tweeter . Via , pedalare senza troppi complimenti ! Qua sotto , avete lo schema elettrico !

Va bene che le Philips Match-Line erano concepite e parte di un sistema AudioVideo , va bene la qualità dei condensatori Roederstein …. Ma si poteva fare sicuramente di meglio!

Philips match line 22av1993 tweeter

Il tweeter è un componente da 19mm a cupola rigida in Mylar (dotata di rifasatore acustico)  con magnete in alnico.

moltisuoni - philips match-line 22av1993

Il woofer (Sarebbe molto più corretto chiamarlo largabanda) è un componente da 120mm con bobina da 15mm in alluminio e gruppo magnetico schermato come di prassi negli impianti “AV” per non “turbare” il crt nelle immediate circostanze.

I dati di “targa” dichiarano una tenuta nominale di 30 watt con picchi di 60 su un’impedenza di 8 ohm . Nella prima serie non era prevista la morsettiera : I diffusori avevano un cavo uscente come unica terminazione casse-ampli ! Le serie successive per fortuna sopperiranno di grazia , con una coppia di morsetti a molla.


Buoni propositi e migliorie :

Quello che propongo è frutto di una serie di esperienze personali , derivate dall’aver torchiato le due Philips Match-Line per settimane in diversi ambienti . Di base tale modifica fa cardine sul cross-over e nella sostituzione del tweeter con un’ottimo Ciare-SEC . Nulla da ridire sul Philips nativo , che è di buona fattura , ma non c’è paragone!

philips match-line

Il cross-over rivisitato  vanta ora celle del 2° ordine con una frequenza d’incrocio pari a circa 6000hz . La scelta del tweeter sec a 4 ohm è una precisa scelta che mira ad avere un fronte acuti ritagliabile a misura d’ambiente. La motivazione verrà spiegata poco più avanti.

moltisuoni - philips match-line crossover 22av1993

La basetta si riutilizza quindi per ospitare i componenti del nuovo cross-over essendo in pratica un circuito stampato universale.

Il nuovo “cut-off” permette ora al woofer di salire in gamma medio-alta senza però accusare la distorsione negli estremi acuti del programma musicale  .

Parimenti egli si trova ora a non avere più vincoli in gamma bassa.

La qualità dei componenti va scelta nella media senza svenarsi…Gli induttori però, è sempre meglio siano avvolti in aria 😉 !

Il volume interno si riempe di fonoassorbente , in origine non prevista . A scelta : lana di vetro o (molto meglio!) cascame d’ovatta ; L’importante è che non rimanga compresso dagli altoparlanti quando in sede…nel caso rimuovetene  l’eccesso!

I cavi devono avere una lunghezza che permetta una manovra agevole nelle operazioni di ri-assemblaggio . Sotto si può vedere il woofer ribordato in gomma  con un nuovo dust cap in carbonio 🙂

L’attenuatore L-PAD si fissa sul fondo delle cassa , in un foro esistente , allargato al Ø di 9mm . A posteri  è necessario accorciare il perno di comando in modo sia sottomesso al piano d’appoggio .

La foto a sinistra sottolinea il fondello della cassa originale . Quella di destra  mostra l’intervento, dove spicca la morsettiera e l’attenuatore  . Il foro passacavo viene reso cieco da una idonea vite conica M4 .

Ho riposizionato l’etichetta (Prima si trovava a coprire il foro dove ora compare l’attenuatore). I serra-cavo a vite sono invece una “reinterpretazione” delle affidabili morsettiere da quadri elettrici , con jumper in rame OFC .


Malizie nel ri-assemblaggio del tutto:

 

Nei profili di mezzeria come evidenziato in giallo , si utilizza una colla a contatto (tipo bostik o simili) rispettando scrupolosamente i salti maschio / femmina degli incastri (attenzione al cavo del tweeter che rimanga in sede , altrimenti non riuscirete a richiudere il tutto) Questo lavoro permette una tenuta d’aria stagna al volume del woofer.

Il tweeter Ciare visto nella sua sede al vertice della piramide ; Il volume interno al difrattore va riempito di fonoassorbente .

La faccia superiore va coibentata con uno strato di poliuretano che scherma l’emissione del woofer.

Il woofer è buona prassi dotarlo di una guarnizione in neoprene sul cestello ,  da garantire la tenuta quando sarà  in sede.

 


Cosa cambia dopo le modifiche ?

Le Philips Match-Line , alla stregua di tanti piccoli diffusori ,hanno ora una gamma bassa presente seppur risicata nei registri più gravi .

Sentir suonare un diffusore omnidirezionale è una novità. La musica si disperde a 360° e in linea teorica ogni ascoltatore gode di un punto d’ascolto corretto a prescindere posizione nella stanza. Colpisce una “ariosità” sconosciuta ai convenzionali diffusori acustici.

Il mio giudizio è che per fruire appieno di tale tecnologia costruttiva , la piramide debba essere posizionata in spazi sufficientemente aperti e senza oggetti riflettenti posti nelle vicinanze per potersi esprimere al meglio .

Una parete , o una tenda ad esempio enfatizzano o attenuano in larga misura l’emissione medio acuta (Qui si scopre il perché di avere un tweeter che possa all’occorrenza farsi “sentire” regolandolo caso per caso) alterando le qualità acustiche del sistema. La modifica proposta permette  di interfacciarsi quindi al meglio nell’ambiente .  Adatte ora per una amplificazione contenuta ma di qualità . In ragione delle modifiche proposte è corretto riconsiderare la loro tenuta in potenza in un 15 Watt nominali e grossomodo 40w di picco con un modulo di impedenza prossimo ai 6Ω . Una piccola rinuncia da contrapporre però al vantaggio di una qualità sonora acquisita!

 

Alla prossima egregi!

Andrea Moltisuoni

 

 


 

NOTA BENE:
I TESTI e LE FOTO PRESENTI SUL SITO SONO PROPRIETA’ INTELLETTUALE RISERVATA … Ogni utilizzo a sproposito sarà perseguibile secondo legislatura vigente.

 


Link per saperne di più sull’argomento

 

http://pokazywarka.pl/3yg2to/

https://www.audiovintage.fr/leforum/viewtopic.php?t=53209

http://obsoletetellyemuseum.blogspot.it/2011/05/philips-25ml876608b-idtv-100hz-match_14.html

 


Disclaimer :

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica e viene aggiornato senza alcuna scadenza periodica . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001. Alcune immagini sono tratte da internet (ove dichiarato) : Se il loro uso violasse diritti d’autore, lo si comunichi all’autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione. L’autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. I commenti dei lettori, sono soggetti a moderazione.

JBL 4301B Control Monitor

Moltisuoni - JBL 4301B Control monitor

Secondo appuntamento col “tempo poco galantuomo” questa volta protagoniste una coppia di casse JBL 4301B  Control Monitor  ,  gelosamente conservate negli anni da mio padre . Trentaquattro anni suonati in tutti i sensi!

Moltisuoni - JBL 4301B Control monitor

A dirla tutta i foam avevano oltretutto “ceduto” nei primi anni ’90 e da allora  era stato un susseguirsi di interventi posticci tra la sostituzione dei woofer in un’epoca dove non vi erano ricambi per ribordare e riconare …. Che brutte cose !  🙂

Moltisuoni - JBL 4301B Control monitor

 


 La serie Monitor secondo JBL!

moltisuoni brochure jbl

Probabilmente è la serie più apprezzata a livello planetario : Per la loro estetica e per le notevoli prestazioni che all’epoca ( Come del resto ancora oggi ) sapevano sfoderare …

James Bullogh Lansing

Frutto di molta esperienza maturata dal signor Lansing nel settore professionale , soprattutto grazie a cinema e sale teatro nel territorio statunitense .

Photo courtesy : http://www.hifido.co.jp

Su internet la letteratura in merito è ampia se si vuole approfondire l’argomento . Pertinente affermare che la  “Altec Lansing” abbia insegnato ai rivali cosa voleva dire costruire altoparlanti professionali …

Moltisuoni - Fabbrica jbl-altec

La serie “Monitor” nasceva come precisa volontà di aprire una nicchia di mercato tra i semplici appassionati , spesso nemmeno addetti ai lavori . Le meticolose ricostruzioni sceniche di questi diffusori permettono il poter apprezzare pregi e difetti delle incisioni con un livello di dettaglio sconosciuto all’epoca!

L’offerta dell’azienda di Northridge era ricca: Si partiva dalle più piccole JBL 4301B Control monitor per concludere con le opulente 4350 Broadcast . Ad oggi è ancora abbastanza facile scorgere negli studi di registrazione un paio di JBL !

Photo Courtesy : Homestudioitalia.com

Le versioni messe in produzione furono sostanzialmente due : La prima serie 4301 (riconoscibile dal baffle frontale in nero satinato) ,la quale montava woofer 116A in Alnico e tweeter tipo LE25-2 con anello esterno rifasatore in foam .

Photo courtesy : Audiostereo.pl

La “seconda serie”  (4301B) differiva dalla prima per l’adozione del woofer 116H (con magnete in ferrite) , flangia plastica anteriore sul tweeter tipo LE26 e frontale colorato nel celeberrimo blu cielo ,  nota distintiva della serie “Professional Monitor”

Per concludere la panoramica le 4301B  potevano essere offerte “Attive” (Sigla 4301B-E) . Montavano al loro interno un ruggente amplificatore da 15 watt a simmetria complementare , dotato del comodo sistema “auto On/Off” in base al segnale d’ingresso . Nessuna differenza all’esterno se non la flangia di alluminio nel posteriore per dissipare il calore generato dai finali .

 

Qui un breve estratto circa le caratteristiche tecniche:

 

 


 Presupposti di ripristino e spunti inerenti:

 

Altoparlanti

Poco tempo fa ho scritto su come ribordare al meglio un paio di ESB CDX 2 , stavolta prenderò in considerazione altri aspetti riguardanti il restauro di un diffusore , maturati con l’esperienza (e con altrettanti insuccessi) negli anni.

Moltisuoni - JBL 4301B Control monitor

La prima cosa è smontare tutto, avendo cura di annotarsi ogni particolare , perchè la memoria inganna anche in brevi lassi temporali.

Moltisuoni - JBL 4301B Control monitor

I woofer sono stati ribordati  in gomma a bassa cedevolezza (4 decimi di spessore) . In questa particolare circostanza ,visto la cupola parapolvere concava , ho utilizzato il metodo dell’auto-centratura utilizzando un tone test a 50hz . Tecnica mai tentata prima d’ora dal sottoscritto per la quale ho sempre nutrito parecchie riserve sulla sua reale efficacia .

Moltisuoni - JBL 4301B Control monitor

Lo ammetto candidamente : il molto pregiudizio non aveva solide motivazioni . Esso infatti ha funzionato , centrando la bobina mobile e aggirando l’onere di dover rimuovere il grosso parapolvere . I settori di neoprene sono stati acquistati negli USA e contribuiscono a donare una estetica migliore al tutto! La sospensione è stata incollata all’esterno del cono per celare i “danni” di una ribordatura effettuata nel passato da terzi in maniera molto approssimativa.

I tweeter ( Tipo LE26 ) erano funzionanti : Si è reso necessario solo ripulirli attentamente per riportarli alla originale livrea . La flangia esterna è incollata , ed è utile verificare sia ben aderente per evitare vibrazioni indesiderate ed estetiche posticce .

Moltisuoni - JBL 4301B control monitor tweeter LE25

Un prodotto rinnova plastiche (di quelli utilizzati in carrozzeria) aiuta a ridare il color nero opaco alla flangia in materiale plastico.


Cross-over “3103”  :

Lo schema è un semplice filtro con pendenze a 6 e 12 dB per ottava e taglio fissato a 2500 hz , lo schema è qua sotto . Va posta attenzione sui condensatori e sull’attenuatore del tweeter , normalmente soggetti ad usura . Con minime varianti ( Cambia solo il condensatore sulla rete di Zobel da 16,5 a 18 μF)  è lo stesso schema che equipaggia le Decade L19 ,  in pratica la versione “home edition” delle 4301B .  Si procede alla verifica in due “step” distinti , di seguito trattati :

Moltisuoni - JBL 4301B Control monitor crossover

Step 1Verifica condensatori elettrolitici.

Il primo da 7uF è responsabile del taglio passa alto (Quindi è delicato : Qualsiasi anomalia mette a repentaglio la bobina mobile del tweeter) . Se fuori tolleranza (10% max) cestinatelo senza remore di nessun tipo ! Un buon componente al poliestere sarà la scelta più azzeccata come sostituto . Il tweeter dovrà essere verificato : La resistenza in CC dovrà “cadere” nella forbice  tra 3.7 – 4.2 Ω  . Vistose discrepanze da questo valore potrebbero significare un sovraccarico nel passato… Molta attenzione pertanto !

moltisuoni - jbl 4301B control monitor crossover tweeter

Il secondo condensatore da 16,5 μF (assieme alla resistenza)  è parte integrante della rete Zobel che di mitiga l’impedenza del woofer intorno alla frequenza di risonanza  . Il suo malfunzionamento è molto meno avvertibile. Tutte le verifiche vanno condotte scollegando i condensatori dal resto per non falsare le misure lette!

moltisuoni - jbl 4301B control monitor crossover woofer

I condensatori impiegati in questi diffusori hanno valori “custom made” su specifica JBL e sono stati prodotti dalla Sangamo Inc. Possiedono normalmente una tolleranza del 10% sul nominale.

Moltisuoni - crossover jbl 3103

Nonostante l’estetica da petardi di S.Silvestro , sono componenti di ottima qualità in carta e olio!

Di solito il loro elettrolita non da problemi e viene generalmente ben conservato nel tempo grazie proprio al contenitore in cartone . Va controllata la cera di sigillo sia integra : Nel caso di crepe , si rinnova semplicemente intiepidendo la superfice con un asciugacapelli . Non usate assolutamente colle o resine!

Step 2Attenuatore LPAD

Niente più che un grosso reostato di potenza a resistenza costante

Moltisuoni - JBL 4301B Control monitor LPAD

Come tutti i potenziometri va disossidato con cura e verificato non sia “cotto”  . Sono ancora in catalogo ALPS e si trovano come ricambi . Dovrà avere 8Ω  e reggere almeno 15 W .

I cavi è sempre un bene”rivestirli” di nastro felpato per scongiurare ogni vibrazione interna .

Moltisuoni JBL 4301

Moltisuoni - jbl crossover 4301

Come si può intuire la nastratura ridona un tocco di ordine al tutto….

 


Mobile , minuterie e qualche “skills” :

moltisuoni jbl 4301B control monitor cabinet

Il cabinet delle JBL 4301B  Control Monitor  ha volume interno di circa 30 litri e consiste in un parallelepipedo di truciolare da ben 20mm  , impiallicciato nelle fiancate laterali di essenza pregiata .

E’ abbastanza facile trovare quelle del woofer arrugginite e durante lo smontaggio tenderanno a sgranare . In questo caso conviene sostituire le madreviti  con nuove a passo ISO europeo  e relative viti M5 a croce brunite come le originali JBL !

Crimpatura della nuova madrevite sul cabinet

Il tweeter utilizza semplici viti parker , una guarnizione sagomata assicura la tenuta all’aria delle flange.

Il frontale , è verniciato in tinta blu opaca ( RAL 426 opaco ) : Difficilmente troverete una coppia di JBL 4301B  senza aloni o scoloriture. Nell’ ottica di restauro , è tappa riverniciare il baffle . Per un buon lavoro vanno levati i pioli  griglia e la decal di alluminio posta sull’attenuatore.

I pioli a pressione : Rimangono nelle loro sedi mediante alette in stile fisher da muro . Per estrarli vanno tirati e ruotati verso l’esterno . Non occorrono pinze , vengono via a mano ! Per l’etichetta  le cose si fanno invece un pò più complicate :

Moltisuoni - JBL 4301B Control monitor badge

Per una rimozione senza danni  serve una lama da cutter (nuova) : Si sposta verso l’interno dell’etichetta , al contempo scaldata con una pistola termica : L’adesivo risulterà meno tenace , permettendo la rimozione senza far pieghe . Si è pronti quindi per verniciare!

Moltisuoni - JBL 4301B Control monitor paint

Sulle procedure di verniciatura non mi dilungo : Ognuno ha i suoi metodi oppure si affiderà alle esperte mani di un professionista, dunque sorvolo . Pioli e i morsetti d’ingresso meritano un giro nella lavatrice ad ultrasuoni!

 


Upgrade?

Nel restauro di una elettronica , vi sono sempre delle migliorie da apportare, vuoi perchè alcuni componenti sono fuori uso, vuoi perchè oggi la componentistica è migliore .

Moltisuoni - JBL 4301B Control monitor
JBL 4301 B – Le viti di fissaggio in inox sono provvisorie

Tuttavia è saggio valutarne il contesto come in questo caso, dove tutti i componenti funzionano ancora impeccabilmente 

Moltisuoni - JBL 4301B Control monitor
JBL 4301 B – Le viti di fissaggio in inox sono provvisorie

Una coppia di JBL 4301B  Control Monitor in ottimo stato, oggi ha impegni economici vicini ai 1000€ , qualsiasi lavoro di modifica ne inficia il valore collezionistico benchè le prestazioni siano magari migliorate . L’unica raccomandazione è quella di sostituire il fonoassorbente (lana di vetro) con un equivalente in cascami di ovatta del tipo Acupor 10/700 . La lana di vetro ha proprietà cancerogene nella lunga esposizione  , il moto del woofer tende a spingerla fuori mediante il bass-reflexEsiste un metodo se volete conservare a tutti i costi il fonoassorbente originale : Si tratta di applicare nelle superfici interne un velo di tessuto-non-tessuto traforato che copra il perimetro del cabinet : Esso tratterrà i filacci vetrosi senza che questi vadano liberi in aria . In tutte le operazioni usate sempre  i DPI :  Guanti e mascherine!

Moltisuoni - JBL 4301B Control monitor 3
JBL 4301 B – Le viti di fissaggio in inox sono provvisorie

Sul finire di Novembre con l’incombere  imminente delle feste Natalizie si conclude  la retrospettiva di questi ottimi monitor : Un -best buy- da avere almeno una volta nella vita per godersi il suono tipico della scuola “Americana” …..

 

Un caro saluto e.. Alla prossima!

 

Andrea Moltisuoni

 


 

NOTA BENE:

I TESTI e LE FOTO PRESENTI SUL SITO SONO PROPRIETA’ INTELLETTUALE RISERVATA … Ogni utilizzo a sproposito sarà perseguibile secondo legislatura vigente.

 


Link per saperne di più sull’argomento:

 

https://it.wikipedia.org/wiki/JBL_(azienda)

http://www.jblpro.com/pub/obsolete/4301b.pdf

 

 


 

Disclaimer: Questo blog non rappresenta una testata giornalistica e viene aggiornato senza periodicità. Non può considerarsi quindi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001. Alcune immagini sono tratte da internet (ove dichiarato) : Se il loro uso violasse diritti d’autore, lo si comunichi all’autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione. L’autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. I commenti sono sottoposti a moderazione.